Oggi impareremo a conoscere una grande donna di scienza: Marie Sklodowska, nota a tutti come Marie Curie.
Nata in Polonia, precisamente a Varsavia nel 1867, Marie è stata la prima donna a vincere il premio Nobel: un grande esempio di volontà e di successo da cui prendere spunto.
Fu introdotta nel mondo dello studio dal padre, professore di matematica e fisica, che la spronò proprio ad approfondire l’universo scientifico, tanto che Marie si appassionò alla fisica ed iniziò a dedicarsi allo studio giorno e notte.
Con sacrificio e dedizione, si laureò nel 1894 in chimica e fisica all’Università Sorbona di Parigi, dove trovò subito lavoro come insegnante e dove conobbe il futuro marito: Pierre Curie, da cui prese il cognome.
La sua laurea fu un grande passo, considerando che, in quegli anni, pochissime università accettavano le donne come studentesse; siamo in anni in cui l’emancipazione femminile è solo all’inizio ed essere considerata una scienziata dal mondo scientifico era ritenuto una semplice utopia.
Marie e il marito, forti della loro passione scientifica, basarono la loro vita coniugale sulla ricerca scientifica: insieme passavano giornate intere all’interno di laboratori, spinti anche dalle recenti ed importanti scoperte che erano avvenute, come quella dei Raggi X (1895) e la scoperta di proprietà piezoelettriche del quarzo, avvenuta proprio grazie al marito, nel 1882.
Ma un po’ del loro tempo fu dedicato anche all’amore e a due anni dal matrimonio nacque la loro figlia, Irène; il lieto evento non distolse i coniugi Curie dalle loro ricerche, tanto che nel 1898 fecero un’importante scoperta: l’elemento chimico conosicuto come Polonio.
Tutto il mondo accademico e scientifico accolse con entusiasmo la notizia e il nome dato al nuovo elemento venne deciso in base alla Nazione natia della stessa Marie.
Solo pochi mesi dopo da questo importante successo, i coniugi Curie si imbatterono in una scoperta ancora più grande: dallo stesso minerale da cui notarono il Polonio, riuscirono ad isolare una sostanza sconosciuta, a cui diedero il nome di Radio a causa della forte radiazione emessa.
La scoperta permise a Marie di concentrarsi nello studio specifico del Radio e delle sue propietà: grazie ad analisi specifiche e ad esperimenti precisi, la Curie riuscì a calcolare la radiazione emessa dall’elemento, coniando il termine “radioattivo”, che oggi tutti conosciamo.
Questo studio fece intuire alla Curie che la radioattività era un fenomeno atomico e proprio da qui partiranno i nuovi studi della neonata fisica atomica.
Nel 1903, Marie ottenne il premio Nobel per la fisica (insieme al marito), permettendo alla radioattività di essere riconosciuta in tutto il mondo scientifico e di essere utilizzata in discipline diverse (ad esempio, nella medicina).
Nel 1905, i due coniugi diedero alla luce la seconda figlia, Eve.
Erano anni veramente felice per i Curie, tutto sembrava andare nel migliore dei modi.
Nel 1906, l’incantesimo venne rotto improvvisamente: Pierre Curie morì a soli quarantasette anni, investito da una carrozza.
La tragedia scosse la Curie a tal punto che per un periodo abbandonò ogni studio o ricerca scientifica.
Riuscì a riprendersi grazie all’insegnamento, diventando ufficilamente la prima docente donna universitaria; con forza e passione, iniziò di nuovo a studiare e nel 1910 scrisse il “Trattato di radioattività”.
Un anno dopo, nel 1911, le fu conferito il secondo premio Nobel, questa volta per la chimica, grazie ai suoi studi sul Radio. Un successo clamoroso per una donna.
La sua vita privata, intanto, vedeva momenti di turbolenza, a causa di insinuazioni da parte della moglie di uno studioso, che la accusava di essere l’amante del marito: furono voci così forti che tutti i giornali iniziarono a sollecitare il ritorno di Marie in Polonia.
Ma i pettegolezzi furono interrotti dallo scoppio della prima guerra mondiale, durante la quale Marie, con le sue figlie, si impegnò a curare i feriti al fronte utilizzando anche il metodo dei Raggi X; al termine della guerra venne fondato l’Istituto Curie, dove Marie si impegnò a studiare a fondo le conseguenze delle radiazioni.
Nel luglio del 1934, la Curie morì, a causa di una grave anemia, causata da una lunga esposizione alle radiazioni.
Morì proprio a causa del suo stesso successo.
Ciò che ella amava di più, fu ciò che la uccise.
Il suo corpo riposa a Parigi, accanto a quello del marito.
Oggi, grazie agli studi della Curie, sono infinite le possibilità che sono state aperte alla scienza; tra queste, anche quella, purtroppo, dell’invenzione della bomba atomica.
Cosa penserebbe Marie a riguardo?
Forse, nella gravità di una perdita come questa, è meglio che la Curie non abbia visto le conseguenze disastrose dei suoi studi, applicati e modificati per far emergere il male umano nel peggiore dei modi.
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