Nel rapporto che l’individuo ha con l’ambiente, si verificano spesso interazioni di tipo stressorio: gli elementi che producono tale risposta (gli stressors) hanno una valenza prettamente soggettiva poiché sono resi attivi dall’elaborazione cognitiva del soggetto stesso, alla base poi della sua reazione.
Per esempio, per alcuni l’orario di lavoro suddiviso in turni può essere un motivo di stress elevato mentre altri invece possono preferirlo alle canoniche 8 ore fisse oppure la monotonia e la poca varietà del lavoro può essere deleteria per alcuni e per altri no…
Lo stress è quindi una risposta fisiologica che si subisce quando si attua un cambiamento nell’equilibro tra il sé e l’ambiente in cui si vive.
Lo stress, come risposta fisiologica ad uno stimolo esterno, può essere sia positivo (eustress) che negativo (distress).
L’eustress è indispensabile alla vita e dipende da stimoli costruttivi ed interessanti: una promozione al lavoro può significare anche maggiori responsabilità e quindi impegno maggiore e più preoccupazione nel raggiungimento degli obiettivi. Si rileva quindi una risorsa che ti spinge, sotto pressione, a dare il meglio aumentando la tua creatività.
Il distress provoca invece scompensi emotivi e fisici, è il caso per esempio di un licenziamento oppure di un intervento chirurgico.
“Lo stress è come una spezia: nella giusta proporzione esalta il sapore di un piatto. Troppo poca produce un blando noioso pasto; troppa può soffocarlo” (Donald Tubesing).
Le risposte allo stress sono personali
Le nostre esperienze di vita, il nostro bagaglio genetico, la nostra struttura mentale ci rendono tutti diversi e quindi anche le reazioni allo stress saranno diverse.
La risposta allo stress si esprime in tre fasi:
1) Fase di allarme: lo stressor suscita un senso di allerta (arousal) che attiva alcuni processi psicofisiologici (tachicardia, iperventilazione ecc.);
2) fase di resistenza: l’organismo tenta di adattarsi e gli indici fisiologici si normalizzano sebbene con uno sforzo intenso;
3) fase dell’esaurimento: l’adattamento della fase di resistenza non è sufficiente e l’organismo non riesce più a difendersi, mostrando patologie fisiche e psicologiche.
Sono considerati sintomi dello stress: stanchezza generale, tachicardia, difficoltà di concentrazione, attacchi di panico, crisi di pianto, confusione mentale, senso di depressione e frustrazione, disturbi del sonno, dolori muscolari, ulcera, crampi, diarrea, colite, abbassamento delle difese immunitarie, ipertensione, cefalea.
Dalla metà del Novecento, con la psicosomatica, si sono cominciati ad analizzare i possibili legami tra caratteristiche psicologiche e malattie ed il peso che le prime potevano avere sull’insorgenza delle seconde.
In seguito alle ricerche è stato possibile analizzare nello specifico il rapporto tra personalità e tolleranza allo stress e suddividere i comportamenti umani in due modalità di rispondere a situazioni stressanti:
– “Tipo A”: è più esposto allo stress ed alle sue conseguenze fisiche e psichiche;
– “Tipo B”: ha una più alta capacità di fronteggiare lo stress e quindi di diminuire l’esposizione a malattie psicosomatiche
L’impatto degli stressors e la risposta personale risentono quindi della percezione stessa dei fattori di stress.
I tuoi disturbi fisici parlano di te!
Lo stress è senza dubbio la malattia della società moderna, frutto di una vita frenetica in un mondo in continuo cambiamento, soprattutto ora che ci si trova costretti anche a fronteggiare la crisi economica,.
A livello internazionale è infatti considerata una patologia che provoca gravi conseguenze in termini di salute fisica e psichica.
Non è importante la mansione svolta, qualsiasi impiego ha il suo carico di stress.
Dalla letteratura in merito emerge che in base al tipo di stress che si vive è correlata una problematica specifica:
- eccesso di velocità mentale dermatite seborroica
- incapacità di cambiare marcia problemi alla tiroide
- senso di costante ritardo tensioni muscolari
- perdita degli orari fisiologici disturbi del ritmo cardiaco
- continuo controllo dell’orologio ipertensione arteriosa
- pensieri ossessivi disturbi del sonno
- voler essere in anticipo disturbi d’ansia
Per sopravvivere allo stress bisogna quindi sviluppare una strategia di controllo delle pressioni esterne che racchiude:
– pensare positivo;
– comunicare in modo sereno;
– prendersi cura di sé stessi, gratificandosi;
– imparare a gestire il tempo e dire “no” delegando quando le richieste esterne superano le nostre forze fisiche e psichiche.
Questi piccoli accorgimenti riducono lo stress e ci aiutano a dare un altro senso alla nostra vita, ad analizzarla da un punto di vista “altro” che rende tutto il resto secondario.
E’ allora che avremmo imparato a volerci bene.
Grazie alla Dott.ssa Simona Falasca per la collaborazione nella stesura.
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