Il food design studia elementi culinari, più e meno elaborati, che spesso associamo all’uso di fornelli e all’immagine di una cucina in inverno, ma quando tale design incontra l’acqua ecco che nascono gli di stampi per ghiaccioli, esistenti in varietà pressoché infinite.
Sul mercato si trovano forme di diverso tipo, dalla barca a vela a quella a trapezio, per passare alle sagome geometriche che richiamano la cucina molecolare, amate dalle diete vegane. Perché ormai il ghiacciolo è riconoscibile per la sua consistenza prima ancora che per la sua forma, niente potrebbe essere confuso con un composto di zucchero, frutta fresca o in sciroppo, in una consistenza gelata e coperta di brina.
Durante un workshop che si è tenuto in una terra calda per metà dell’anno, la Sicilia, alcuni studenti sono stati chiamati a proporre variazioni dell’ elemento apparentemente semplice come il ghiacciolo, per mostrare come scardinare una forma classica, ancorata ad un unico punto fermo, quello strutturale, potesse essere uno spunto di partenza per vedere il mondo da diverse prospettive e stravolgere le certezze che diamo per scontate ed intoccabili.
Dunque, è superfluo affermare che nel quotidiano delle idee creative in cucina si possa applicare lo stesso principio, anche per un pasto legato al piacere di un rinfresco veloce, immediatamente associabile all’estate, colorato a seconda del composto di cui è fatto, e dando sfogo alla fantasia di contenuto e contenitore per dotare di personalità questa stagione, esplosa già da più di un mese, arricchendola di forme colori e sapori innovativi.
Un consiglio? Quelli artigianali devono essere certificati.
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