“Donna, tu partorirai con gran dolore. Uomo, tu lavorerai con gran sudore” (ammesso che troverai lavoro – aggiungerei – ma questa è un’altra storia…)
Aniway, “i sintomi di gravidanza del papà”, esistono -eccome-, “scientificamente” detti: Sindrome di Couvade. Già nel 1965 lo psichiatra inglese W.H. Trethowan pubblicò un articolo intitolato, appunto, The Couvade Syndrome, ma pare che il fatto sia andato alla ribalta dopo alcuni studi dell’università neozelandese a firma di Irene Lichtwarch che confermavano la sintomatologia. “Il nome di origine francese, deriva da “couver” che significa “covare, far nascere“. Una condizione psicosomatica che porterebbe ai neo papà un leggero aumento di peso, alterazione nei livelli ormonali, nausea mattutina, disturbi del sonno e addirittura voglie. Non mi stupirei a trovarmi di fronte un uomo, a questo punto, con un acuta depressione post-partum!
Ad ogni modo, trovo giusto sottolineare come in questi casi ci sia una sorta di “disquisizione razziale”, e non c’entra il femminismo perchè questo è uno di quei casi (più unici che rari) in cui è doveroso spezzare una lancia in favore degli uomini: secondo uno studio universitario, anche gli uomini si scoprono incinti e subiscono la gravidanza. (Ovviamente sarebbe bello se crescesse loro la pancia e si facessero poi ricucire, ma temo ahimè che a breve ci occuperemo anche di questo…).
C’è da dire che non esiste una soluzione universalmente valida per far entrare gli uomini nel fantastico mondo dell’attesa, perchè dall’attimo esatto in cui si colorano le due lineette più famose al mondo, tutta la vita di entrambi i genitori viene messa in discussione. Quindi, la presenza del papà non dovrà limitarsi alle visite e ai controlli di routine ma vorrà dire scambiarsi di ruolo e partecipare attivamente ad ogni fase della gravidanza (tanto gli basterà sapere che in agenda ci sono 9 mesi di shopping compulso con nonne ed amiche della mamma per fargli cambiare idea).
Ora, siamo nel XXI secolo e capisco che molte cose sono evolute, che la parità dei sessi sta facendo passi da gigante, che ci stiamo avviando verso un futuro sempre meno eterosessuale e ci stiamo abituando ai cambiamenti (anche se la febbre a 37.5 per l’uomo è ancora motivo di stesura memorie con testamento annesso), ma nonostante il grido da gladiatore romano -che manco Decimo Meridio- “Amore, siamo incinti”, ci sarà sempre da un lato la donna già bella che “programmata” all’evento nella versione 9.0 e l’uomo, nello stesso caso, ancora in fase di “startup”.
Quindi cari papà, per quanto sia importante il vostro partecipare ad ogni costo, anche appellandovi alla sintomatologia di cui sopra pur di “soffrire” con le mamme, sappiate che se anche vi fate venire il mal di schiena e lo scombussolamento ormonale con seguente pianto isterico che nemmeno davanti ad una puntata di Carramba dove c’è quello che ha la sorella in Venezuela che sono 55 anni che non si vedevano, che sono stati divisi perché la famiglia era povera, e, a sorpresa, la sorella da Caracas… è quiiiii; sono le donne, ahivoi, ad avere a che fare con la bilancia che urla pietà, con la toxoplasmosi ad attentare ogni pietanza, col nervo sciatico in agguato e la pipì che scappa ogni tre secondi che la nonna ti dice: quello il bambino sta appoggiato sulla vescica, è normale… Ergo, o vi prendete metà di tutto questo e lo barattate con le vostre notti in salotto mentre in camera da letto si aspetta l’alba tra biberon ad intermittenza e colichette da calmare o lasciate alle donne l’incombenza di essere magnificamente incinte, senza Couvade varie ed a voi la gioia di essere chiamati Papà al costo di qualche pannolino da cambiare.
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