Avete gli armadi stracolmi di abiti, scarpe, accessori, molti dei quali mai indossati o ancora impacchettati?
Fate spese pazze che non potete permettervi e nonostante ciò avvertite ancora un forte impulso a comprare?
Se la risposta è sì… allora attenzione perché è possibile che stiate scivolando nella spirale dello shopping compulsivo!
Cerchiamo di capire allora che cos’è esattamente ed in cosa differisce da un normale shopping.
A distanza di quasi due anni dall’articolo in cui ne ho parlato per la prima volta, torno a parlare di shopping compulsivo perché ho ricevuto molte richieste di approfondimento.
E allora vi ricordo la sua definizione: lo shopping compulsivo è un comportamento patologico legato agli acquisti, la parola “compulsivo” indica infatti un impulso irrefrenabile comune ad altre patologie come il gioco d’azzardo, la dipendenza dal sesso e da internet le quali, insieme al disturbo in esame, sono chiamate “nuove dipendenze”, ovvero non relative a sostanze.
Lo shopping patologico è caratterizzato dall’acquisto di grandi quantità di articoli di cui non si ha effettivamente necessità, spesso nemmeno corrispondono ai propri gusti o sono cose che già si posseggono in quantità e non si utilizzeranno mai, restando confezionate nelle scatole originali.
Non si tratta semplicemente di qualche acquisto in più fatto occasionalmente per togliersi lo sfizio in occasione dei saldi e non si tratta neanche di essere spendaccioni, ciò che caratterizza lo shopping patologico è che gli acquisti sono preceduti da una fortissima smania, come se non si potesse fare a meno di comprare, e al momento dell’acquisto sopravviene un senso di grande soddisfazione.
L’oggetto del desiderio non è una sostanza ma è comunque lo stesso “circolo vizioso” che avviene nei dipendenti da alcool o droghe.
I generi maggiormente comprati dalle donne sono vestiti, scarpe, gioielli, make-up, libri; gli uomini acquistano per lo più articoli di telefonia, computer, attrezzature sportive, accessori per la loro auto. I prodotti acquistati sembrano esser quindi principalmente legati all’immagine esteriore, all’apparenza fisica.
Sicuramente l’esperienza emotiva dello shopping può far sentire meglio, chi di noi non è soddisfatto se trova ad esempio un abito che gli dona particolarmente o acquista un oggetto che desiderava da tempo?
Realizzata la spesa, dopo la comprensibile soddisfazione, i pensieri tornano a concentrarsi su altro, mentre per chi è affetto dal disturbo lo shopping diviene una ragione di vita, un’ossessione, una dipendenza, un pensiero fisso, che cattura l’attenzione e fa permanere in un stato di ansia finché non si porta a termine “la missione”.
Siamo infatti di fronte ad un’incapacità a controllarsi che porta a spendere anche in un solo giorno moltissimo denaro, a prescindere dalle possibilità economiche.
Con l’avvento poi dell’e-commerce e la possibilità di effettuare acquisti 24 ore su 24. La scelta è aumentata e la libertà e comodità negli acquisti migliorata notevolmente.
Però, dopo queste spese pazze, le cose comprate perdono rapidamente la loro attrattiva ed emergono invece sensi di colpa e vergogna per non essere stati in grado di controllare il proprio comportamento. Questo attiva un circolo vizioso senza fine perché poi, per sedare i sensi di colpa, le vittime di questa patologia ricominciano a fare acquisti, nonostante siano ormai consapevole delle conseguenze: “So che non dovrei più fare spese ma è più forte di me” è una giustificazione tipica.
Quali sono le persone più a rischio di sviluppare il disturbo?
Sicuramente quelle ansiose, annoiate, depresse, senza interessi, che sentono un grande vuoto nella loro vita.
Gli acquisti infatti comportano un’illusoria ricompensa, fanno sentire più sicuri, piacevoli e costituiscono un momento di tregua dai disagi interiori.
Il poter scegliere cosa comprare offre inoltre un senso di sicurezza personale che contrasta i vissuti di inadeguatezza che pervadono la vita.
Come vincere questa patologia?
Il pericolo potenziale è che il disturbo inizialmente non venga riconosciuto come tale, in quanto anche parecchi acquisti fatti in una sola volta potrebbero essere talvolta giustificati con l’alibi dei cambi di stagione o di cerimonie in vista.
Il più delle volte ci si accorge del disturbo solo quando i conti bancari sono in rosso e l’indebitamento è alle porte, con conseguenze distruttive nei rapporti affettivi e familiari.
E’ quindi importante che, alla luce dei primi sospetti, i familiari o le persone più vicine incoraggino chi ne è affetto a rivolgersi ad uno psicologo esperto nel disturbo.
L’intervento di uno psicologo permetterà di analizzare attentamente i vissuti emotivi ed i comportamenti messi in atto ed aiuterà a sostituire il comportamento problematico con attività alternative innocue.
Non sono comunque percorsi decennali, spesso la patologia è risolvibile anche nell’arco di pochi mesi!
Lascia un commento