Qualche tempo fa sul New York Times è stato pubblicatoun interessante articolo riguardante l’ARTE DEL RIDERE.
Sì, avete letto bene: ARTE. Perchè a tale denominazione si può associare una strategia finalizzata alla vera e propria sopravvivenza.
Ma perchè ridiamo? Per attirare l’attenzione altrui, per risultare simpatici, per esprimere i nostri entusiasmi. La risata è difficile da simulare giacchè esprime un moto istintivo dell’animo e come tale è un segnale sociale solitamente sincero. Inoltre comunica a chi ci sta intorno disponibilità ad interazioni amichevoli e tende ad inibire automaticamente ogni eventuale disagio.
Diverse teorie sottolineano la funzione comunitaria di tale comportamento. Non a caso si ride prevalentemente tra amici, familiari o colleghi di lavoro, più che da soli: ed è proprio la condivisione riesce a dare ad eventi e situazioni non tradizionalmente divertenti una connotazione umoristica.
Le risate favoriscono dunque la socializzazione, sciogliendo tensioni, diminuendo le ostilità, accentuando la complicità.
Fisiologicamente poi, assistiamo a tutta una serie di effetti benefici: la maggior produzione di cortisolo e di endorfine, la contrazione e la successiva distensione della muscolatura volontaria e involontaria, l’aumento e poi il rallentamento rapido del battito cardiaco, l’ossigenazione del sangue, l’aumento della temperatura corporea ed addirittura delle difese immunitarie.
Agli effetti fisiologici si sommano quelli psicologici quali il senso di attivazione generale, di benessere e di euforia.
Il ridere genera un discreto abbassamento della percezione del dolore, mutamento che può essere addotto alla vasocostrizione periferica, che diminuisce la sensibilità dei recettori cutanei e, conseguentemente, quella al dolore. In tal modo anche l’annesso stress psicologico riceve una decisa sferzata, colando piacevolmente a picco.
Lisa Besutti
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