Il primo argomento che vorrei sottoporre alla vostra attenzione, è un argomento per cui negli ultimi anni è stato dimostrato un crescente interesse sia dai mass-media che dal mondo scientifico-medico-psicologico: i disturbi alimentari.
L’attenzione prestata a questa tematica è dovuta alla consapevolezza che comportamenti alimentari disfunzionali sono causa, in modo diretto o indiretto, di danni alla salute ed anche al buon andamento della vita in genere di adolescenti e giovani adulti, soprattutto di sesso femminile.
Ed i dati ISTAT sono allarmanti: In Italia il 5% della popolazione si trova a fare i conti con i disturbi del comportamento alimentare, oltre il 3% della popolazione presenta una problematica di anoressia-bulimia conclamata. Il 95% sono donne e l’età di esordio si attesta tra i 12 e i 25 anni (sebbene in alcuni casi possa iniziare nella pre-adolescenza o in età adulta) e con un tasso di mortalità, in seguito a suicidio o complicanze conseguenti a malnutrizione, pari al 10% a dieci anni dall’esordio della malattia, al 20% a vent’anni di distanza.
Il testo scientifico di riferimento per i disturbi mentali (DSM) suddivide i comportamenti alimentari disfunzionali in: anoressia, bulimia e obesità. Tre disturbi differenti tra loro ma che tendenzialmente sono hanno come “protagonista” comune il cibo e l’alimentazione in generale.
L’anoressia nervosa è una sindrome caratterizzata da sintomi di natura sia psicologica che fisica, caratterizzata da un’intensa paura di diventare grassi o di eccedere nel peso corporeo. Tale paura induce chi ne soffre a mettere in atto tutta una serie di azioni con il fine ultimo di tentare di ridurla… anche se poi sono tutti tentativi infruttuosi oltre che dannosi per la salute psico-fisica.
Nello specifico, a livello di immagine del proprio corpo si registra una vera e propria alterazione della realtà, del modo di vivere il peso, la taglia e le forme corporee; cioè il soggetto di solito si sente e si vede allo specchio in sovrappeso quando in realtà è severamente sotto la norma, tutte le persone a lui vicine concordano nel sottolinearlo ma lui nega l’evidenza ed anzi, presenta la una intensa paura di ingrassare, tanto da mettere in atto comportamenti estremi: privazione del cibo fino ad arrivare al rifiuto totale di mangiare, sottoporsi a una dieta ferrea, fare esercizio fisico in maniera eccessiva, indursi il vomito dopo aver mangiato anche piccole quantità di cibo, abuso di lassativi e/o diuretici…
Tale sensazione e la preoccupazione legata al proprio peso diventa con il tempo eccessiva, tanto da riempire ogni pensiero, ogni discorso, ogni azione quotidiana.
L’anoressico è infatti continuamente impegnato a pesarsi di continuo, misurarsi ossessivamente con il metro o controllare allo specchio le parti percepite come “grasse”.
Spesso, le persone che ne soffrono riferiscono che l’inizio di tutto è coinciso con una dieta al fine di migliorare la propria immagine, poi col passare del tempo si aggiungeva sempre più il terrore di diventare grasse e la sensazione di non sentirsi mai magre abbastanza.
A livello fisico, inizialmente si è determinati, pieni di energia, volenterosi di impegnarsi nella dieta e raggiungere l’obiettivo e per tali ragioni ci si sottopone a sforzi fisici continui, attività frenetiche e si vive con la consapevolezza di essere in grado di occuparsi di tutto e di tutti senza mai avere la necessità di mangiare.
Le conseguenze a livello fisico sono quindi una perdita di peso rilevante (più del 15% del peso-norma) e alterazione e scomparsa delle mestruazioni ma anche insufficienza renale, alterazioni cardiovascolari, perdita dei capelli e dei denti, danni all’apparato digerente, osteoporosi….
Sul piano psicologico i livelli di autostima sono fortemente influenzati dalla forma fisica e dal peso corporeo: il perdere peso è una straordinaria conquista ed un segno di ferrea autodisciplina ed al contrario, un aumento o una mancanza di variazione diventa la dimostrazione della perdita delle proprie capacità di controllo e quindi motivo di biasimo.
Le cause e le motivazioni legate all’insorgenza della malattia possono svariate e diverse da caso a caso per cui solo un buon percorso di psicoterapia può svelarle.
Generalmente possono essere legate ad un ambiente familiare caratterizzato da rapporti molto stretti ed invischiati (cioè fortemente connessi tra loro), da un’attenzione estremamente centrata sul componente che poi diventerà anoressico o da preoccupazioni particolari su questioni come il mangiare, lo stare a tavola, il deglutire, le diete o altre manie alimentari.
L’argomento merita un ben più ampio spazio e consiglio chiunque sia ulteriormente interessato di rivolgersi a me oppure di approfondire tramite letture mirate.
guardate anche i seguenti film, le immagini a volte sanno essere più esaustive di mille parole: briciole, h2odio, la venere di willendorf, a passo di danza, ragazze interrotte, per amore di nancy.
L’importante è sapere che se vi riconoscete in alcuni di questi sintomi, è bene che ne parliate con qualcuno, questa rubrica può essere utile per questo ma anche il confidarsi con un’amica, con i propri genitori o con un professore può essere il primo passo verso il miglioramento.
La psicoterapia è sempre un ottimo alleato, patologie del genere si risolvono spesso con un percorso mediamente breve (qualche mese) e senza l’uso di farmaci!
Ma prima ancora di arrivare a questo, è giusto ricordarsi sempre che non è solo il proprio corpo a dimostrare agli altri quanto si è meravigliosi, ci sono tantissimi aspetti e particolari di noi che conquistano ogni giorno le persone che ci conoscono!
Per qualsiasi ulteriore domanda, non esitare a contattarmi scrivendomi qui: psicologia@tentazionedonna.it
Dott.ssa Cristina Colantuono
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