Io non sono a favore della parità dei sessi.
Assolutamente.
Credo che ci siano determinate azioni che per quanto indipendenti, autosufficienti, tuttofacienti possiamo essere, non riusciremmo a fare. Ebbene sì, ammetto la superiorità dell’uomo (limitata a specifici casi) (puntualizziamo).
Succede che: mi si rompe il letto. Tre doghe si staccano e i piedini che lo sostengono al centro si storgono.
Panico.
Prima di tutto specifichiamo come sono venuta a conoscenza del disastro. Mentre passo allegramente l’aspirapolvere sotto al letto, sento che stando in piedi non riesco ad arrivare in ogni angolino da pulire. Quindi mi sdraio sul pavimento, stile balena arenata sul bagnasciuga, e constato che qualcosa non va. Per farvi capire esattamente le condizioni dei due piedini “reggi-letto”, immaginatevi la scena di un ippopotamo che si siede su una sedia bianca da giardino, quelle di plastica usate per i pranzi in campagna. Capito quali? Ecco quelle. Pensate ad un ippopotamo su una di quelle. Ora pensate alle zampe della sedia con un ippopotamo sopra. Ecco, i piedini del mio letto erano così.
Dopo esser rimasta in quella posizione balenesca per circa un quarto d’ora, mentre nel cervello mi frullavano zero idee su come arginare il disastro, decido che la prima cosa saggia da fare è togliere il materasso. Materasso appena rifatto con lenzuola pulitissime e stiratissime (da mia zia, ovviamente). Quindi, già questo poteva bastare a rovinarmi la giornata. Appoggiato molto delicatamente il materasso al muro (stavo quasi per fare la scoperta del secolo, inventando il gustosissimo sandwich materasso/cane spiaccicato/muro, se non fosse stato per i potentissimi riflessi del mio cane) e tirate le lenzuola in cucina “tanto ormai erano sgualcite”, comincio a pensare seriamente al da farsi.
La mia cassetta degli attrezzi è composta da: nessuna cassetta contenitrice attrezzi + un cacciavite a stella + un rotolino di scotch nero isolante + un chiodo (storto). Munita di tutto ciò mi riavvicino al letto cercando di far combaciare le cose assieme. Avete presente il giochino per bambini “infila il tondino nella fessurina fatta a tondino, infila la stellina nella fessurina fatta a stellina, infila l’alberino nella fessurina fatta ad alberino”? Più o meno i miei tentativi erano quelli. Il problema era che avevo solamente un alberino e una fessurina fatta a stellina. Puoi pigiare quanto vuoi, non c’entrerà mai.
Tutto questo ambaradan per testimoniarvi la mia tesi iniziale, ovvero: determinati lavori devono essere fatti da un uomo. L’uomo in questione, mio padre, è arrivato, ha visionato il problema per un buon dieci minuti (da qualcuno avrò preso, no?), è uscito senza dire niente, è tornato con il necessario, ha risolto il problema.
E questo è soltanto uno degli innumerevoli episodi che hanno come protagonista me stessa e le mie brillanti idee e mio padre che risolve ciò che le mie brillanti idee hanno creato. Possiamo ricordare il nostro passato episodio del lavandino del bagno, che vi ho già ampiamente raccontato, oppure il posizionamento di due mensole che avevo provato ad attaccare al muro con la sola conseguenza di creare due crateri al posto dei forellini per il chiodo e spezzare di netto la mensola in due parti.
Voglio una statua di lui con cacciavite in mano issato al cielo, con dicitura: “babbo tuttofare superstar”. Dovrò parlarne col sindaco della mia città.
Comunque, basta divagare, torniamo serie.
Io amo le wonder woman. Quelle donne piene di potenzialità, che riescono a sbrigarsi tutto quello che c’è da sbrigare da sole, quelle che chiedono aiuto e dopo 10 minuti richiamano dicendo “non importa, ho risolto da sola!”. Che bellezza. Io le amo.
Ma ovviamente non rientro in quella categoria. Perché io quando chiedo aiuto, dopo 10 minuti richiamo, certo… ma solo per dire “quando vieni???”.
Fortunatamente ogni donna ha dentro di sé la sua piccola parte di Wonder Woman. Ci sono quelle che con un cacciavite riescono a risolvere i problemi della vita, quelle che non si scoraggiano davanti all’ennesimo disastro che una casa abitata solamente da te stessa può crearti, quelle che non hanno tempo di chiedere aiuto perché troppo impegnate a trovare una soluzione, quelle che riescono ad illuminare una giornata solamente con un sorriso.
Ognuna di noi ha una piccola Wonder Woman dentro di sé. Avete trovato la vostra?
(io ancora no)
Beatrice
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