(fonte immagine: archiproducts.com)
A volte gli passiamo davanti senza neanche degnarlo di uno sguardo.
Altre volte diventa un nostro complice che ci ammicca e ci riempie di complimenti.
Infine ci sono giorni in cui diventa il nostro nemico, una lente d’ingrandimento dei difetti…
Cosa c’è sotto?!
A prescindere dalla nostra età, dal sesso, dalle nostre caratteristiche fisiche o dalla zona d’Italia in cui viviamo, si può essere celebrità o persone comuni… ma la sindrome del brutto anatroccolo colpisce tutti, o quasi, e non ci sono amici, fidanzati, mariti e colleghi che riescono a convincerci del contrario. Quando ci svegliamo così, ci sentiamo dei mostri!
Le prime vittime sono le adolescenti sempre alla ricerca di modelli perfetti e la tv e la pubblicità non aiutano affatto perché rimandano continuamente il messaggio che la bellezza, la giovinezza e la linea fisica sono le uniche chiavi del successo.
Non è solo un’impressione!
Alla base del pessimo rapporto con lo specchio, non c’è però solo un “complesso” adolescenziale ma può esserci anche un disturbo mentale: il vedersi brutti senza una chiara evidenza fisica è un’ossessione patologica caratteristica del disturbo di dismorfismo corporeo.
Un disturbo nominato per la prima volta dal Dott. Moselli nel 1886 che ha un’origine organica e che sfata tutte le frasi ad hoc che sottovalutano o prendono in giro le impressioni di chi è davanti allo specchio.
Si mettano quindi l’anima in pace tutte le mamme che rimproverano le figlie di essere esagerate! Poverine… può non essere colpa loro!
Questa tendenza sembra infatti legata ad un bug nel cervello che fa percepire in modo distorto sia il proprio viso che il proprio corpo e le anomalie si riscontrano proprio nei centri della visione e del sistema frontostriatale.
Secondo il Manuale per la diagnosi dei disturbi mentali (DSM) per poter concludere una diagnosi di tale disturbo, è necessario che siano presenti i seguenti sintomi:
– Il difetto o l’anomalia fisica che tanto angoscia è inesistente oppure la preoccupazione per esso è eccessiva;
– La preoccupazione per l’aspetto fisico causa un disagio significativo nella vita sociale, lavorativa e familiare del soggetto;
– I sintomi non sono attribuibili ad altri disturbi mentali compresenti.
I difetti fisici di cui si parla possono riguardare i capelli (stempiatura, infoltimento…), l’acne, la presenza di rughe, vene in evidenza, cicatrici, eccessiva sudorazione, elementi asimmetrici o sproporzionati, peluria, le misure del corpo, la gobbetta sul naso, orecchie a sventola, denti storti….
Non c’è un difetto che si riscontra più degli altri: ogni parte e più parti del corpo possono diventare oggetto di preoccupazione simultanea.
La gravità del disturbo può anche raggiungere livelli preoccupanti (alcuni pazienti dichiarano di provare “intenso dolore”, “tormento” o “un senso di devastazione”) poiché, in casi estremi, si può arrivare a tentare il suicidio tanto è patologico ed ossessionante il rapporto con il proprio corpo.
Altre volte si ricorre in modo continuativo alla chirurgia estetica per farsi ritoccare i mille difetti del viso o del corpo che ci si vede addosso ma sono interventi comunque non risolutivi poiché spesso, dopo l’intervento chirurgico, si continua a non essere soddisfatti del proprio aspetto, notando nuovi difetti che andrebbero cancellati.
Risulta essere quindi una vera e propria autopercezione fisica distorta che non mina solo la sicurezza in se stessi ma crea problemi anche nella vita emotiva e relazionale. L’aspetto esteriore è il primo fattore che condiziona la stima di sé: più ci piace il nostro corpo e maggiore è la fiducia che abbiamo delle nostre qualità in generale.
Chi soffre della sindrome del brutto anatroccolo vive con problematicità tutti quegli aspetti della vita quotidiana che lo mettono in relazione col “sociale”: può sviluppare incertezza a livello lavorativo, ansia nei rapporti con gli altri, difficoltà familiari….
La maggior parte delle volte si finisce per condizionare tutta la propria vita: si evita di uscire, si passano ore ed ore davanti allo specchio, a lenti d’ingrandimento o ad utilizzare cosmetici per curare, coprire o migliorare il difetto, a sistemarsi i capelli, a depilarsi, allenamenti eccessivi in palestra, diete drastiche, incertezze esagerate sulla scelta dei vestiti, ricerca ossessiva di rassicurazioni altrui…
Ci si nasconde dal mondo intero, sottraendosi al contatto sociale, ad incontri di lavoro, feste e situazioni di ritrovo…
La scarsa accettazione di sé aumenta la fragilità interna ed innesca tanti meccanismi automatici che a lungo andare provocano conseguenze importanti. E’ un circolo vizioso perché se da una parte i commenti della gente feriscono, dall’altra si è alla continua ricerca dell’ammirazione degli altri.
Da chiunque arrivi l’opinione… comunque si rimane convinti che il difetto c’è ed è spaventoso.
Che fare allora?
L’arma che spazza via i complessi è sicuramente la prevenzione: aumentiamo l’informazione e l’educazione sia a scuola che in famiglia: è proprio qui che si formano i ragazzi del domani e che imparano ad accettarsi, ad avere autostima, a puntare su valori “altri” dall’esteriorità.
È importante guardarsi allo specchio concentrarsi sul corpo nella sua totalità, evitando di ingigantire a dismisura i difetti e sottolineando invece i pregi o le particolarità che sono solo nostre e ci fanno essere speciali.
Facendo un po’ attenzione, si nota già che ad oggi anche nel mondo dello spettacolo e della moda le agenzie iniziano a puntare su ragazze atipiche o meglio su una bellezza più normalmente imperfetta.
Se poi vi riconoscete nei sintomi descritti in questo articolo, scrivetemi e confidatemi i vostri dubbi.
La ricerca di un parere è la prima dimostrazione che vuoi veramente migliorare la tua vita.
Grazie alla Dott.ssa Simona Falasca per la collaborazione nella stesura
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