Quest’articolo vuole essere un’ode ai disordinati, coloro che con il loro disinteresse per una casa perfetta, creano degli ambienti insoliti e pieni di risorse.
Condannati ad essere additati da quelli che vedono nelle immagini pubblicitarie elementi di emulazione (sì, vi comunico questa grande verità, quelle sui giornali non sono case reali ma riproposizioni di stanze non vissute, ricreate in uno studio fotografico asettico), al contrario degli ordinati non traggono soddisfazione massima quando tutto è riposto, sotto controllo, in luoghi adibiti ad un solo ed unico scopo. Dal canto loro, sono giudicati male perché, con minore sforzo mentale legato agli oggetti e maggiore rivolto alla distrazione del momento, appoggiano come capita vestiti, matite, computer.
Ed invece, non è così. Provate a mettere fuori posto un unico oggetto dei maniaci dell’ordine. Apriranno e chiuderanno lo stesso cassetto dove giurano sulla torta di mele della nonna di averlo riposto, entrando subito in crisi e senza tentare di pensare ad un’alternativa. Non ci dormiranno la notte.
Un disordinato, al contrario, ha un’attitudine nel lasciare ciò che ha in mano in quel momento nel posto che in quell’attimo è il più adatto, e lo ritroverà con più facilità, e di sicuro meno ansia, per il seguente motivo: all’ interno del proprio caos segue una logica creativa, basata sul raggruppamento di oggetti e memoria visiva.
D’altra parte, è abbastanza facile che capiti di lasciare gli occhiali in frigo, le chiavi in bagno, i biscotti sulla scrivania. E, nel cercarli, attingere alla propria astuzia, frutto di un continuo esercizio nel compiere un’azione e pensarne in contemporanea un’altra. E’ quella propensione naturale nello scovare l’origine di un’azione, scorrendo il tempo a ritroso con la memoria, che il disordinato ha un’enorme facilità a ritrovare le cose, come faceva il protagonista di un racconto di Edgar Allan Poe, che conoscendo il pensiero finale dell’interlocutore risaliva alle sue numerose azioni precedenti fino a tornarne al capo, ricorrendo solo all’ intuito di cui disponeva.
Prendete il classico esempio: la scrivania. Non ha bisogno di commenti il concetto espresso da Einstein: “Se una scrivania stracarica indica una mente stracarica, che cosa indica una scrivania vuota?
E allora, designer di tutto il mondo, ripensate gli oggetti in maniera quotidiana: non trovate geniale questo scaffale/armadio che permette di infilare i vestiti tralasciando l’ordine imposto di una serie di abiti in ordine di palette, per lasciarli giacere così come capita, e come solo un caos imprevedibile potrebbe improvvisare?
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