L’hamburger gourmet è diventato una moda. Ovunque ti giri (almeno a Milano e dintorni, ma anche nel resto d’Italia sembra andare così) spunta una hamburgeria, con carne scelta, verdure di stagione chilometro zero, formaggi Slow Food, birra artigianale, vini DOP, pane con lievito madre… e poi c’è McDonald’s Single Burger, che si beffa dei gourmet.
Anch’io sono una vittima delle hamburgerie di nuova generazione. Perché la carne si mangia sempre meno spesso, ma deve essere di qualità, perché il pane lievitato naturalmente crea meno problemi allo stomaco e perché la birra artigianale è meglio di quella industriale.
Poi c’è McDonald’s che (questioni etiche e di gusto a parte) ha deciso di fare un esperimento e di dimostrare che i cultori dell’hamburger gourmet non capiscono un granché.
Complici dell’esperimento i due ex Masterchef Maurizio Rosazza Prin e Andrea Marconetti di Chissenefood, che hanno allestito in poche settimane un’hamburgeria temporanea con il brand Single Burger. L’immagine è quella delle hamburgerie da “fighetti” (scusatemi il termine): arredamento minimal, menu ricercato, prezzi altini, salsiere vintage e piatti in ardesia.
L’hamburgeria è stata inaugurata il 9 aprile scorso in Corso Como a Milano. Dopo due giorni di apertura e di clienti soddisfatti, durante la cena di sabato, i loghi di Single Burger sono caduti, lasciato spazio alla conosciutissima M gialla della catena di fast food e anche la parete interna che separa la sala dalla cucina ha svelato che dietro gli hamburger gourmet si nascondevano i dipendenti di McDonald’s.
L’hamburger servito al McDonald’s Single Burger non è stato quindi pensato dagli chef ma è semplicemente il Bacon Clubhouse, un nuovo panino McDonald’s.
L’esperimento del brand ha voluto dimostrare che spesso è il pregiudizio a indicarci qual è sapore è migliore. In un periodo dove il colosso del fast food è in piena crisi (così sembrano dimostrare i dati del 2014) questa beffa ai gourmet sembra dimostrare che tutto è una questione di apparenza.
Emanuela Rovere, il direttore marketing del brand, ha affermato: “E’ stato sufficiente nascondere il marchio e mostrarci con un nuovo vestito per far parlare solo il gusto e la qualità degli ingredienti, lasciando in secondo piano i pregiudizi sulla marca. […] i nostri burger non hanno nulla da invidiare per ricetta e qualità a quelli serviti nei più accreditati ristoranti”.
Selvaggia Lucarelli (presunta ingannata) era presente al McDonald’s Single Burger la sera della sorpresa e ha ammesso di aver dato spesso troppa importanza al percepito.
La domanda sorge quindi spontanea: quanto è buono il sapore delle apparenze?
Credits foto http://www.mcdonalds.it/
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