Ormai sentiamo quasi raramente parlare di ‘’emozioni’’ nel vero senso della parola.
E magari non riusciamo più neanche a ricordare l’ultimo sorriso o l’ultima lacrima a cui abbiamo assistito perché è sempre più comune comunicare tramite cellulare e social network, tra cui facebook vince su tutti.
Stiamo un po’ perdendo il senso dell’importanza della comunicazione non verbale come l’attenzione allo sguardo, all’atteggiamento, al tono di voce e tanti altri dettagli particolarmente importanti per confermare quello che le persone comunicano verbalmente in modo diretto.
Infatti non sempre la comunicazione verbale coincide perfettamente con quella non verbale: in alcuni casi le persone dicono qualcosa dimostrando completamente l’opposto.
Un paradosso dei rapporti virtuali moderni
Questo ipotetico ‘’paradosso’’ è quello che con molta frequenza si evidenzia quando la comunicazione avviene dietro uno schermo.
I rapporti di coppia, l’amicizia e qualsiasi altra forma relazionale contengono molte sfumature emozionali importanti che vanno dall’amore alla passione, dall’eccitazione all’imbarazzo, dall’odio al rancore… sfumature troppo complesse per poter essere comunicate tramite uno strumento digitale!
Forse parlando con i nostri antenati verremo a scoprire che l’amore non era caratterizzato da un messaggio in codice ma da vere e proprie lettere scritte a mano e che le dichiarazioni più passionali avvenivano faccia a faccia e non tramite una chat, proprio perché la bellezza stessa della dichiarazione non stava nelle parole, quanto nell’immagine visiva che mostrava: dal sorriso smagliante, dagli occhi lucidi e dalle guance arrossate e perché no qualche volta anche dal tremore delle mani.
Oggi all’uscita da scuola ci si dà appuntamento su facebook invece di incontrarsi al solito “muretto”; si scrive “ti amo” sulla bacheca invece di lasciare un biglietto o regalare una rosa; insulti pubblicati tranquillamente sotto gli occhi di tutti, litigi che si risolvono online senza sentire l’esigenza di scaricare la rabbia che si prova in quel preciso momento magari di persona, rapporti che crescono attraverso conversazioni su Whats’App piuttosto che al telefono o davanti ad un caffè.
Nella nostra cultura la tecnologia sta facendo passi da gigante, sicuramente siamo un po’ tutti alla moda per quel che riguarda l’ultimo cellulare, l’i-pad, la cintura di Gucci o la borsa di Louis Vuitton ma non ci si rende conto che in un certo qual modo stiamo “tecnologizzando” anche i nostri sentimenti.
Non è di per sé la tecnologia il problema ma l’uso che se ne fa: in molti ne divengono dipendenti senza riuscire più a distinguerne l’utilità dalla distruttività.
La crisi dell’era moderna è anche questa!
Gli uomini che perdono la voglia di regalare una rosa alle proprie donne, il pensare che l’amore per un figlio si dimostri mettendolo di fronte ad una playstation o comprandogli un giocattolo anziché ascoltandolo e sostenendolo nei momenti più critici della sua vita, la vera crisi è l’assenza di dialogo, è l’abbraccio mancato, è la lacrima non versata, la risata isterica contenuta.
Come evitarlo?
Da non dimenticare mai è che l’istinto, l’impulsività, la voglia irrefrenabile di sentire l’altro e di sentire se stessi è una dote che gli esseri umani possiedono fin dalla nascita.
L’istinto è la parte più vera e naturale di un uomo, le emozioni sono la medicina dell’anima e la loro dimostrazione è la comunicazione da sempre migliore al mondo!
Quindi mettete da parte per un attimo cellulari e pc e provate a spingervi oltre, imparate a gestire le vostre sensazioni, a mostrare all’altro le emozioni non solo verbalmente ma anche fisicamente. Riscoprite senza paura il cuore che batte, le mani sudare, le guancie arrossite.
Non abbiate paura di perdervi nella confusione mentale, di tirare fuori le farfalle dallo stomaco, di fare un complimento o di emozionarvi nel caso in cui quest’ultimo sia diretto a voi.
Imparate a comunicare, imparate a corrervi incontro se ne sentite l’esigenza, perché è molto più vero un cuore che batte all’impazzata piuttosto che un’emoticons o un “ti voglio bene” sussurrato all’orecchio piuttosto che una combinazione di punti e virgole.
La virtualità è spesso fondata sulla solitudine e sulla superficialità, la profondità di un incontro anche di pochi attimi ma fatto di abbracci, parole dolci è cosa diversa rispetto a post con poche parole abbreviate.
Mettere per iscritto le emozioni rende tutto molto oggettivo sottostimandone l’intensità e la profondità e soprattutto ci fa disabituare al comunicarle verbalmente e quindi ci fa sentire inadeguati in circostanze particolari: “mi ha chiesto di parlare ma non so che dirgli”, “come faccio a capire che gli interesso?”, “mi ha fatto soffrire ma non so come spiegarglielo”, “la mia amica si è messa a piangere e questo mi ha gettato nel panico”.
Dovremmo quindi imparare a vedere il mondo con gli occhi di un bambino, con lo sguardo di colui che si allontana dalla razionalità e si appresta a disegnare la realtà circostante sotto forma di fiabe o giochi, disfandola di tutti gli quegli attributi negativi e facendo emergere l’istintività di chi sa sentire e provare le emozioni sulla sua pelle.
Ascoltate il corpo e diffidate della bocca!
Ho scritto questo articolo con l’aiuto della Dott.ssa Nadia Ermini
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