Il rapporto di fiducia che, fin da piccoli, instauriamo con il mondo influisce sul nostro senso di socialità. Ma, insieme a questo, concorrono anche altri fattori biologici: scopriamo quali!
Amicizia, amore, famiglia e tutte le relazioni in generale, hanno nella loro formula di base un ingrediente: la fiducia, elemento basilare per permettere l’instaurarsi delle relazioni sociali.
Tuttavia gli esseri umani, essendo un ricchissimo impasto di biomolecole e biomeccanismi (moltissimi ancora sconosciuti!), non siamo in grado di comprenderci perfettamente e di capire cosa pensano e cosa vogliono gli altri, anche se i progressi nella ricerca ci aiutano sempre di più.
In realtà si sa ancora poco riguardo il funzionamento di alcuni meccanismi, ma le ricerche dell’ultimo ventennio dimostrano che un ormone, l’ossitocina, occupa un ruolo privilegiato nella promozione della socialità negli animali e nell’uomo.
Che cos’è l’ossitocina? Conosciamola insieme!
Si tratta di un piccolo ormone prodotto principalmente dal nostro cervello ma anche dall’utero, dai testicoli e dal cuore.
L’ossitocina svolge svariate funzioni, tra cui spiccano quelle legate alla socialità e alla formazione dei legami parentali, d’amicizia e di coppia. Per questo motivo spesso si chiama anche “ormone dell’amore”, proprio per la sua implicazione in ciò che ci fa stare bene.
Molte mamme la conoscono sicuramente perché viene somministrata durante il travaglio, per accelerare il parto. Da anni, però, si argomenta sul sospetto che tale somministrazione possa comportare per il bambino un aumento del rischio di sviluppo di disturbi del comportamento, in particolar modo l’autismo. Ma tale ipotesi resta, a tutt’oggi, ancora un’ipotesi, seppur ampiamente documentata.
Ciò che è certo comunque è che una sua somministrazione intranasale a ragazzi con autismo ad alto funzionamento, comporta un aumento della componente emotiva nel linguaggio (fortemente deficitaria nel disturbo). Questo prova senza dubbio che l’ossitocina ha effettivamente un ruolo nella socializzazione. E ce l’ha in tutti noi sin da appena nati.
Mamme, ossitocina e bambini
Kerstin Uvnas-Moberg, fisiologa svedese, nel 2003 ha svelato come le concentrazioni di tale ormone cambino nelle varie fasi della gravidanza e dell’allattamento.
L’ossitocina servirebbe a stimolare la produzione di latte ma la cosa curiosa è che la sua produzione è comandata dal bambino stesso: succhiando, infatti, invia uno stimolo al cervello della madre, raccolto proprio dai neuroni che governano la produzione di questo ormone.
Le aree cerebrali che la producono sono quindi sensibili alla stimolazione sensoriale.
Ossitocina sotto le lenzuola
Durante il rapporto sessuale c’è una sovrapproduzione di ossitocina, sia nell’uomo che nella donna, che raggiunge il picco massimo durante l’orgasmo, stimolando le contrazioni degli organi sessuali e stimolando nel cervello la liberazione di dopamina (il neurotrasmettitore del piacere).
La liberazione di ossitocina durante un rapporto sessuale causa in alcuni animali monogami la fissazione del partner. A suggerire ciò è stato uno studio effettuato su topi “monogami” dimostrando che questi avevano livelli di ossitocina nettamente superiori rispetto ad altre specie affini ma poligamiche.
Non si hanno prove che anche negli umani accada la stessa cosa ma resta il fatto che, se è vero che la quantità di ossitocina liberata dipende anche dall’intensità del rapporto sessuale, è fuori dubbio che una reciproca soddisfazione a letto aiuti molto la stabilità del rapporto.
L’ossitocina e le connessioni con i legami affettivi e i disturbi del comportamento
Anche un abbraccio o una carezza producono in noi, ed anche in chi ci accarezza, un aumento di questa sostanza, causando un abbassamento della pressione arteriosa ed in generale dello stress. Quindi è possibile affermare che l’ossitocina è correlata soprattutto alla formazione di un legame emotivo tra gli individui.
Gli studi condotti sull’essere umano ci suggeriscono indirettamente il suo ruolo nella socialità, ma per ora le nostre conoscenze sul funzionamento dell’ormone sono dovute soprattutto alle ricerche fatte sui topi. Le prove di laboratorio, permettendo una manipolazione diretta, hanno permesso di mettere in luce l’effettiva importanza sociale dell’ossitocina: iniezioni dell’ormone hanno mostrato la riduzione dei comportamenti aggressivi, comportamenti materni nei topi non gravidi; al contrario sue privazioni invece hanno portato a disturbi nel comportamento sociale.
L’ossitocina in psicoterapia
Un’ultima nota importante: nelle psicoterapie relazionali e nelle terapie corporee è stata riscontrata una riduzione dell’angoscia ed un aumento di produzione di ossitocina.
Sembrerebbe quindi che tali terapie vadano a compensare la mancanza di relazioni sociali nel paziente.
E voi? Lo sapevate?
Grazie alla Dott.ssa Stefania Lancia per la collaborazione nella stesura
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