La cerimonia si è svolta, gli sposi sono finalmente uniti in matrimonio… è tempo di incamminarsi verso l’uscita, sempre evitando di inciampare nel bon ton!
L’uscita
Sullo svolgimento del corteo d’uscita il galateo è univoco sia per i riti religiosi che civili: il corteo comincia (se ci sono) con i paggetti, seguiti in successione dagli sposi, dalle damigelle, dai genitori degli sposi e dai testimoni. Giunti in prossimità dell’uscita tutti gli invitati (che avranno lasciato la sala o chiesa durante le firme e le foto di rito) si disporranno ad ala per il tradizionale lancio del riso ( a cascata o pioggia – non diretto in viso agli sposi).
Altra importante raccomandazione è di non fare gli auguri agli sposi all’interno della chiesa o della sala comunale: è un rallentamento poco gradito verso l’intrattenimento successivo, tanto che il galateo nuziale addirittura prevede che gli auguri vengano fatti direttamente al ricevimento. Al contrario di quanto detto per i cortei d’ingresso, durante l’uscita la sposa sta alla destra dello sposo, così come le rispettive madri coi loro mariti. Tutta la processione è rovesciata, quindi, non più l’uomo a destra e la donna a sinistra, bensì il contrario!
Prendiamo posto a tavola
Raggiunto il luogo del ricevimento, scattate le foto di rito (ricordando che non è necessario che sia un servizio da un milione di scatti, che costringe gli invitati ad attese interminabili prima di poter iniziare le libagioni), è finalmente tempo di sedersi a tavola e concedersi un momento di pausa. Ma dove devono sedere gli sposi? Se per gli invitati non esistono regole precise, per cui sta all’accortezza diplomatica della sposa comporre la disposizione ai tavoli nella maniera migliore, per la disposizione di sposi e parenti esistono regole dettate dal galateo.
La versione tradizionale richiede un tavolo d’onore, riservato agli sposi, ai loro genitori ed ai testimoni: in questa apparecchiatura la sposa siede alla sinistra del marito, e alla sua sinistra siedono a scalare il padre, la madre e il testimone. Alla destra dello sposo, ugualmente a scalare, la madre, il padre ed il testimone.
In tempi recenti però si è sempre più diffusa un’usanza importata dall’America, cioè quella dello “sweetheart table” – un tavolino solo per due dedicato agli sposi che risolve lo spinoso problema di famiglie separate, divorziate, conflittuali troppo comuni a giorno d’oggi. Così facendo inoltre i novelli sposi ne guadagneranno in intimità, non scontenteranno nessuno e quando si alzeranno per il rituale giro ai tavoli, non lasceranno due posti vuoti.
Durante il banchetto gli sposi dovranno intrattenersi ai diversi tavoli con tutti gli ospiti ed eventualmente brindare con loro, anche solo poggiando le labbra al bicchiere. Se le portate sono servite al tavolo, il momento propizio per il giro ai tavoli ed eventuali fotografie, è la pausa tra la prima e la seconda portata. E’ durante questo giro che facilmente verranno consegnati agli sposi i regali sotto forma di “buste” – gli sposi sono tenuti ad accettare, ringraziare, ma sicuramente a non “ispezionare” il contenuto monetario per evitare imbarazzi. Terminato il giro dei tavoli gli sposi potranno dare indicazione di procedere con la prossima portata, e torneranno al loro tavolo e lo lasceranno definitivamente solo al momento del taglio della torta, consentendo agli ospiti di fare lo stesso.
Durante il ricevimento l’ideale atmosfera è serena e rilassata, e se gli sposi hanno provveduto ad un intrattenimento musicale non deve essere troppo invasivo ed impedire la conversazione tra gli ospiti. Rituali come il taglio della cravatta dello sposo (da mettere all’asta per raccogliere ulteriori somme in regalo) o simili sono da considerarsi fuori dai limiti del bon ton: assolutamente da evitare.
Il taglio della torta
Momento clou dei matrimoni d’oggi, storicamente la torta di nozze è stata introdotta nel ricevimento durante i primi anni del Novecento, ma inizialmente era considerata un segno di poca eleganza: solo dagli anni ’50 in poi, invece, è diventata così importante che nessun banchetto che si rispetti potrebbe farne a meno. Intonata al tema del matrimonio, ispirata dai colori delle nozze, è forse uno dei momenti più attesi e fotografati di un banchetto nuziale.
Il taglio della torta nuziale segue un rituale simbolico ben preciso: è la mano dello sposo a impugnare il coltello, la mano della sposa poggia su quella del consorte. La prima fetta sarà offerta dalla sposa al marito, la seconda alla suocera, la terza alla mamma, poi al suocero, al padre e ai testimoni.
Il resto della torta sarà portato via, tagliato in porzioni e distribuito agli invitati dai camerieri.
Con il taglio della torta arriva anche il momento del brindisi: è tradizione che il primo brindisi agli sposi venga fatto da uno dei testimoni, il più vicino alla coppia. Dopo di lui, gli sposi si alzeranno in piedi e ringrazieranno tutti gli ospiti per essere intervenuti al loro giorno più importante. In questi frangenti è dovere di tutti essere brevi, composti ed evitare aneddoti imbarazzanti per gli sposi: lo spirito che invoca il galateo è quello di una gioiosa celebrazione, non certamente un momento di goliardia.
Il lancio del bouquet
Terminati i brindisi la sposa può lanciare il bouquet. Diciamo “può” perché di fatto il lancio non è obbligatorio: una sposa sentimentale che voglia conservare – essiccandolo con cura – il suo bouquet di nozze, è nel pieno diritto di farlo. Se tiene però a compiere il rito del lancio, nulla le vieta di farne preparare due uguali, il secondo da utilizzare per il lancio serbando quello che l’ha accompagnata durante la cerimonia per sé. Non sempre è un lancio vero e proprio: la sposa può anche scegliere di regalare il bouquet all’amica nubile più cara, come augurio di nozze per lei entro l’anno. Solo se le amiche sono più d’una, allora si procede al classico lancio. Un’altra idea molto carina e gentile potrebbe anche essere di regalare alle amiche single un fiore ciascuna prelevato dal bouquet, magari quelli più belli e particolari.
Le bomboniere
Giunge la fine della festa, e affrontiamo l’ultimo dilemma per le spose: le bomboniere.
La bomboniera di bon ton dovrebbe recare il monogramma degli sposi, i loro nomi (prima quello della sposa e poi quello dello sposo) e la data delle nozze, nulla più. Sarebbe compito della sposa scegliere la bomboniera, ma è di buon auspicio anche che gli sposi compiano questa scelta di perfetto accordo.
La domanda su cui usanza moderna e galateo si dividono è quella inerente al momento in cui consegnare agli invitati la bomboniera. Al giorno d’oggi vengono per lo più consegnate a fine cerimonia, dopo il taglio della torta, prima che gli invitati inizino ad andarsene: è pratico e conveniente, e fondamentalmente accettato. Se però proprio volessimo andare a vedere cosa ci raccomanda il bon ton, scopriremmo che il galateo vorrebbe che venissero spedite come ringraziamento circa 20 giorni dopo le nozze, mentre gli sposi sono in viaggio di nozze: il compito sarebbe della madre della sposa o della sua migliore amica.
E poi?
Ammesso quindi che le bomboniere siano state distribuite al termine del ricevimento, una volta conclusa la giornata non rimane nulla da fare? Se stavate per rispondere sì, fate subito marcia indietro. Resta ancora da porgere un ringraziamento a tutti coloro che sono intervenuti alle celebrazioni: un tempo si mandavano note di ringraziamento formali abbinate alla foto degli sposi, con tempistiche dettate dai tempi di sviluppo, stampa e via dicendo. La fotografia digitale e i social network hanno reso velocissimo lo scambio delle foto, ma considerate che un vostro piccolo ringraziamento sarà sempre apprezzato. La foto non è magari strettamente obbligatoria, ma un bigliettino scritto a mano, un piccolo messaggio con una nota personale (non solo “grazie per essere venuti”) sarà sicuramente apprezzato. Fatelo però nelle prime settimane o mesi, quando la memoria è ancora fresca: altrimenti, lo scivolone verso il messaggio generico diventerà inevitabile!
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