Le nostre risorse interne, quelle più grandi che possediamo e mettiamo in atto soprattutto in risposta a situazioni importanti e di fronte ad una malattia rappresentano le strategie di coping.
Ma cos’è il coping? Cosa rappresenta?
Vediamolo insieme!
Fonte immagine: murodicani.blogspot.com
Spesso ci si riflette solo nel momento in cui ci capita… ma alcune situazioni di vita ci pongono davanti ad una crisi che scatena in noi reazioni impensabili. Potremmo quindi scoprire per esempio di avere una forza interiore che ci permette di sostenere tutte le persone a noi più vicine, oppure al contrario di rifugiarci nella depressione e nell’angoscia più nera che non ci permette di avere un atteggiamento attivo.
E questo è il coping: la capacità di affrontare i problemi e le loro conseguenze a livello emozionale, nello specifico è la modalità cognitivo-comportamentale con la quale un individuo affronta per esempio una malattia.
E se vi fermate un attimo a riflettere, probabilmente riuscirete con facilità a individuare quali sono le strategie che mettete in atto nelle situazioni di vita più difficili ed in che modo vi siete adattati di fronte ad un evento negativo passato e stressante: una modalità particolare e personale che varia da persona a persona.
Infatti, soprattutto in ambito oncologico, lo stile di coping è un fattore estremamente importante e di grande rilevanza per le diverse conseguenze che riguardano l’adattamento psicosociale alla malattia, la modalità di reazione psicologica ma anche il decorso e la prognosi della stessa.
Tra i fattori più rilevanti che inconsciamente ci fanno decidere di mettere in atto un determinato stile rispetto ad un altro c’è la gravità della patologia, le caratteristiche di personalità, il livello culturale, la presenza di un supporto sociale…
Ed in presenza di una malattia sono soprattutto 4 i profili di coping che si sviluppano:
- Hopelessness: caratterizzato da elevati livelli di ansia, depressione, incapacità di accettare la diagnosi, presenza della convinzione dell’esistenza di un controllo esterno sulla malattia;
- Spirito combattivo: tipico di un paziente che riesce a reagire positivamente ed in modo costruttivo alla situazione;
- Accettazione stoica: il paziente mostra un’attitudine fatalistica verso la malattia;
- Negazione/evitamento: sono assenti sia manifestazioni depressive e ansiose sia le strategie cognitive perché si nega proprio la presenza della malattia.
L’adattamento ad una situazione difficile è un’importante occasione di crescita per il soggetto poiché può condurre ad una maggiore conoscenza di sé e quindi ad una ridefinizione delle proprie caratteristiche, dei propri valori, della propria concezione esistenziale.
Fin quando abbiamo la sensazione di controllare quello che stiamo vivendo va tutto bene… la crisi arriva nel momento in cui viviamo uno squilibrio tra quello che vorremmo fare per affrontare la situazione e quello che invece concretamente facciamo, oppure quando ci rendiamo conto che non abbiamo la capacità di reagire e ci sentiamo sopraffatti.
Lo psicologo in questi ultimi casi può essere un ottimo alleato per sostenerci e trovare le risposte.
Tra gli obietti che la psicoterapia può porsi in questi casi c’è per esempio l’analisi e la conoscenza dell’influenza e del peso delle determinanti psicologiche personali, la verbalizzazione chiara e sincera dei propri sentimenti e delle proprie emozioni, l’apprendimento di un comportamento più adattivo e parallelamente l’acquisizione di un maggior senso del controllo personale e del futuro.
In seguito ad un percorso di sostegno, con l’aiuto dello psicologo, si dovrebbe riuscire ad aumentare la propria intraprendenza, tenacia, capacità di padroneggiare le difficoltà, capacità di analisi della propria situazione ed infine la capacità di accettare ciò che non si può cambiare.
Una persona con tali caratteristiche può esser certa di avere un buon adattamento, la chiave giusta, il passepartout per qualsiasi situazione si troverà a vivere.
Sicuramente chiunque riesca a mettere in atto queste risorse interiori di fronte alle avversità della malattia, compirà un grande sforzo, uno sforzo nel tempo sia individuale che familiare.
Inoltre dà dimostrazione di saper rispondere in maniera positiva, integrando l’esperienza della “crisi” nella trama complessa della sua identità.
Un ringraziamento alla Dott.ssa Simona Falasca per a collaborazione nella stesura
Lascia un commento