Basta frequentare un supermercato minimamente fornito ed essere minimamente interessati al reparto farine e cereali per notare che stanno spuntando sfarinati mai sentiti prima dalla maggior parte dei comuni mortali.
Prima di addentrarci in questo variegato mondo dobbiamo fare una doverosa premessa: si parla di grani antichi ma cosa sono?
Sono tutti quei cereali che non hanno subito alcun tipo di selezione e modificazione genetica nel corso degli anni e sono quindi esenti da qualsiasi tipo di manipolazione e fedeli a come natura li ha creati.
Sono cereali quasi dimenticati in favore di varietà maggiormente ricche di amido e glutine e maggiormente produttive che stanno vivendo una ribalta dovuta all’interesse sempre in aumento per il biologico, il genuino, le tradizioni alimentari perdute.
Questo è un bene perché si tratta di varietà ormai rare, a rischio di estinzione perché non più coltivate o quasi.
Quali sono questi grani antichi?
Forse il più famoso è il Senatore Cappelli, frumento duro ancora coltivato in Puglia e Basilicata dedicato a pasta di grano duro di alta qualità e pani e pizze è un po’ il “feticcio” degli amanti della panificazione fatta in casa.
Si può trovare nei supermercati bio.
Il grano Frassineto è invece un grano tenero sviluppato a partire dal Gentil Rosso ma più produttivo quindi adatto a dolci e torte in genere.
L’ Enkir è un grano molto antico che cresce ancora selvatico fra Turchia e Iran è una pianta molto resistente e adattabile e viene considerato un pilastro dell’agricoltura moderna; avendo un alto contenuto di carotenoidi e si presenta quindi leggermente giallastro e d è adatto per dolci e preparazioni semplici e poco elaborate che ne esaltano il sapore.
Questi citati sono fra i più famosi e li troverete quasi sempre macinati a pietra che è la maniera ottimale di ridurre i chicchi a farina senza perderne i nutrienti (per tutte le farine preferite quindi quelle con questa dicitura).
I produttori di cereali antichi in Italia non sono molti ma spesso vendono i loro prodotti anche online rendendo più semplice la reperibilità’ anche se non avete negozi fornitissimi vicino casa; alcuni di questi fanno anche parte della “Rete dei semi rurali” associazione nata a sostegno della biodiversità e che si prefigge, senza infrangere le leggi sulla vendita dei semi (questione complessa, lunga e da molti contestata specialmente nella sua ultima, recentissima, modifica) di scambiare fra produttori e coltivatori semi a rischio estinzione.
Ora resta da capire se questo coltivare grani antichi è un trend che resisterà nel tempo a discapito di varietà più produttive e più facilmente commercializzabili e quindi reperibili, se il riscontro del pubblico sarà sempre così caloroso o si “sgonfierà'” come succede con le mode più spicciole per approdare a un piccolo mercato di nicchia stabile.
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