Durante il passato Salone del Gusto di Torino (ottobre 2012) si è vista un’invasione di foodblogger fra gli stand di produttori e le presentazioni di grandi chef e le disquisizioni di giornalisti del settore.
Un’invasione che non si era mai vista prima e che si deve alla strenua volonta’ di Emidio Mansi e del Pastificio Garofalo in collaborazione con Lavazza che, con molti mesi di anticipo, hanno reclutato, ospitato, organizzato le presentazioni e le ricette di piu’ di 100 comuni esseri umani, uomini e donne seri e volenterosi anche se lontani dalla professionalita’ di cuochi e chef; con una passione intensa per il cibo, i prodotti di qualita’ e la condivisione.
L’ondata anomala non poteva passaresotto silenzio: inizialmente fra i produttori coinvolti nelle degustazioni e nella gente in visita al salone c’erano sorpresa e forse un po’ di diffidenza poi, osservando il pubblico fare capannello davanti ai banchi dove i blogger e i produttori si passavano parola per far conoscere ed esaltare il frutto delle loro fatiche, osservando come si generasse attenzione molto piu’ intensa e prolungata di quella concessa passando di stand in stand e osservando come questi blogger offrissero la preziosa occasione ai produttori di poter raccontare pubblicamente cosa fanno e come lo fanno l’entusiasmo è passato di persona in persona.
Ma chi sono questi foodblogger?
Cosa fanno, come lo fanno, perchè lo fanno?
Vista la visibilita’ ottenuta dalla categoria grazie al Salone del Gusto e non solo, (tanto che è uscito recentemente anche un libro riguardante il fenomeno: Fornelli in rete ) e visto che sono una delle migliaia di foodblogger italiane (si parla di circa 3.000/3.500 blogger anche se la cifra è molto approssimativa dato il gran numero di gente che apre un blog, lo chiude, si ferma, riprende…) ho pensato di cercare una (mia e personalissima) risposta.
Confesso di non essermi mai posta il problema di delineare la mia identita’ di blogger fino a quando, proprio in occasione del Salone, non è stato aperto un dibattito in occasione di Gastronomia 2.0: un incontro organizzato proprio per parlare del connubio fornelli e web.
Non ero presente al dibattito personalmente ma diversi miei “colleghi” di Gente del Fud c’erano e si sono sentiti a tratti scottati da alcuni commenti, fra questi quelli di Licia Granello giornalista di Repubblica che si occupa di food.
Citando Patty di “Andante con gusto” che ha presenziato a Gastronomia 2.0: “Non mi dilungo troppo sul contenuto del convegno perché alla fine ha girato esclusivamente intorno ad un concetto essenziale: la comunicazione sul cibo e gastronomia oggi passa dal web. Il problema principale è che per chi la comunicazione la fa di mestiere, la/il foodblogger è colui che fa disinformazione sul cibo nascondendosi dietro ad un mare di ricette. ”
Fare disinformazione sul cibo quando la cosa che tutti i foodblogger hanno in comune, almeno tutti quelli che aprono un blog con intenti seri, è la passione per il buon mangiare, gli ingredienti tipici, i sapori genuini, il supporto a piccoli e medi produttori di nicchia?
C’è qualcosa che non mi torna.
Se Banderasmette la faccia a garanzia della qualita’ di determinati biscotti in cambio di frusciante denaro offre un’informazione piu’ credibile e oggettiva di una persona qualsiasi con un qualsiasi lavoro, una casa, dei bimbi che si ritaglia un’oretta per allungarvi la ricetta del risotto che ha fatto per cena e per dirvi che lo zafferano di quel piccolo produttore è veramente eccellente?
Alcuni potrebbero contestare che al blogger di turno quello zafferano è stato regalato ( richiesto o no) dal produttore proprio allo scopo di farsi pubblicita’ a poco prezzo.
A volte è vero, a volte invece è la persona che acquista un prodotto di sua iniziativa e lo trova tanto buono da parlarne spontaneamente.
Per quanto noto i blogger con una certa onesta’ intellettuale dichiarano se e quando un prodotto è stato dato loro dall’azienda, detto questo mi e vi chiedo: basta allungare due etti di formaggio o due bustine di spezie a qualcuno con la dichiarata passione per il cibo per far si che questo si spertichi in lodi?
Parlo per me e per quella manciata di foodblogger che conosco abbastanza bene: no.
Se il prodotto è realmente valido, cosa che accade spesso perchè i produttori con la “coscienza sporca” stanno ben lontani da persone che non possono gestire in toto, la persona ne parla, lo fa conoscere, magari mette il banner dell’azienda in homepage e/o vicino alla ricetta in cui il prodotto è stato usato.
Al 90% ricomprera’ poi di sua iniziativa quanto gli è stato fatto conoscere perchè no, le forniture a vita non sono contemplate.
Se il prodotto presenta qualche difetto o pecca il blogger dotato di criterio contatta il produttore e con la dovuta cortesia fa presente cosa non ha gradito, perchè, se e come ci siano secondo lui margini di miglioramento.
Non inguaia produttori di buona volonta’, non si accanisce con recensioni rovinose, non vuole il male di nessuno ma cerca di sostenere con i propri feedback chi fa il proprio lavoro con coscienza.
Le aziende piu’ al passo coi tempi e furbe hanno capito da un po’ che i foodblogger sono una miniera di idee e validi collaboratori per mettere a punto nuovi prodotti o nuove linee e si instaurano spesso non solo rapporti semi-professionali ma anche rapporti fatti di stima e amicizia.
Un’occasione per crescere, allargare i propri orizzonti e quelli altrui e dare una mano concreta al made in Italy alimentare che, non scordiamocelo, è un patrimonio inestimabile sempre messo in pericolo dalla cattiva qualita’, dalla disonesta’ di alcuni, da prodotti esteri fintamente italiani e dalle ristrettezze economiche in cui molti versano in questo difficile momento.
In ultima battuta chi è questo foodblogger?
A giudicare da quanto ho scritto una brava persona che ama cucinare e mangiare bene, che non si guadagna (purtroppo) da vivere cosi’ e che coglie le occasioni date anche dall’avere un blog di ricette per informarsi e informare su quanto c’è di buono attorno a noi.
Adesso ditemi dov’è la disinformazione.
Se siete interessati all’argomento e alle diatribe di cui vi ho parlato in questo articolo e volete approfondire, sentire “altre campane” e leggere pezzi scritti con garbo e buon gusto vi invito a leggere anche Dauliana di Cucchiaio e pentolone, Anna Maria di La cucina di qb e Simona di A casa di Simo.
Lascia un commento