Prima dei social avevamo una vita -forse più affaccendata e meno pettegola- poi è arrivata Belen, con tutte le sue grazie per carità, ed a noi c’è scappata la smania compulsiva non solo del voyeurismo ma dell’imitazione a scopo terapeutico, proprio per quelle affette dalla sindrome del “megliocopiareunostilechefunzionachepresentareilmiocheseppureoriginaleèanonimoanchesenonmelopossopermettere” meglio detta: complessi di inferiorità! Essere o apparire, un dilemma senza fine.
I social sono una gran cosa, lo ammetto, come ammetto che ho preso la smania a catturare e criticare tutte le inutilità che poi ci offre. Belen ad esempio, io la amo per quello che è: un personaggio e basta, ma non posso ritrovarmi la bacheca piena di “amiche” che zompano su palle giganti (a volte anche stile Miley Cyrus) armate di guantini cellulare e musica a palla che mi fanno vergognare a ricordare i vecchi tempi di quando chiedevo al mio allenatore (ma oggi rigorosamente P.T, e non è poste e telecomunicazione) di farmi esercitare lontano dagli specchi che mi distraevo solo a guardarmi di “sguincio” e queste passano ore a scegliere quello giusto (di specchio) per scattarsi una foto con l’addominale bello in vista. Che poi voglio dire, Belen è Belen ma per la maggiore voi siete balene, tutt’ al più! La povera argentina non è libera di cambiare un colore ai capelli (avete fatto caso nei suoi numerosissimi selfie che non si scompongono di un solo pelo nonostante le sudate mentre i vostri hanno l’effetto olio per le patatine?) che te le ritrovi tutte in stampo con una massa di un incomprensibile castano alla nuca per finire al canarino stinto sulle punte, pur di riproporre lo shatush alla Belen. Il problema non è che lei cambi colori ai capelli e noi la imitiamo, il problema è porsi un limite, che, considerando la facilità con la quale è più semplice copiare piuttosto che creare ci ritroveremo la vicina che nel tinteggiare le pareti di casa (verde, mi raccomando, che si porta!) tra un passo di danza e l’altro si convincerà del fatto che basterà una notte d’albergo per risolvere i problemi coniugali. Tanto poi esistono i viaggi riparatori.
Sta di fatto che non è Belen il vero problema per risolvere l’enigma essere o apparire dei giorni nostri. Il problema vero sta nel fatto che manchiamo di originalità, che ci fa più comodo pensare che seguire un prototipo di persona ci farà apparire migliori. Il problema sta nella condizione in cui ci proponiamo a voler essere a tutti i costi quello che non siamo seguendo degli schemi, delle figurine, degli esempi che si rivelano essere lo specchio riflesso della nostra insicurezza. E poi parliamoci chiaro, ma veramente si pensa di essere sensuali ad essere la fotocopia di un’icona -appunto- sexy? Insomma voglio dire, se siamo nati tutti in un’enorme misticanza di pance grasse e ventri piatti ci sarà pure un perchè, no? E il perchè non sta nell’invidia o nella psicosi generale di voler entrare per forza nei panni dell’altro, ma nel malato concetto di cui velamente si viene bombardati fino al convincimento talvolta illogico della cosa.
…e non è logico neanche che nonostante tutte le lotte ai pregiudizi, le guerre all’anerossia ed i decaloghi del mangiar sano a forza di copiare il modello vadano a contrastare proprio quelle morali tanto osannate, perchè fidatevi, se è vero il detto che “il gatto quando non arriva al lardo dice che puzza”, tutte quelle che “non è bello ciò che bello ma è bello ciò che piace” sono le stesse che da un lato “l’importante è essere non apparire” e dall’altro hanno la spunta “amici più stretti” che ad ogni cambiamento di status arriva la notifica ed allora è il momento di cambiare, ancora, a seconda del modello di riferimento!
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