Donne lavoratrici in Italia: ce ne sono molte,nonostante la crisi e scarsa occupabilità femminile.
Si sa,spesso non è del tutto facile gestire il resto della vita con normalità,specie se ci si trova a fare i conti con ambienti ostili.
Le difficoltà sono tante,lo scontro con una società legata ancora al mito della donna allevatrice e casalinga,è sempre dietro l’angolo.
I tempi sono cambiati certo, le donne lavoratrici in Italia abbiamo dalla nostra leggi che in parte potrebbero tutelarci, ma la realtà,la vera applicazione di queste ci impedisce di sentirci realizzate in entrambe le sfere (l’Italia si trova al 74º su 128 posti per uguaglianza di genere).
Un percorso durato anni secoli, spesso combattuto con dolore e sacrifico e che oggi pare abbia perso un p0′ di quell’ideale di grinta e libertà,così come fu per le nostre antenate.
Ma qual è stato il ruolo storico delle donne lavoratrici in Italia in un contesto del tutto diverso dal nostro?Per poter comprendere questo aspetto,bisogna fare un ragionamento inferenziale legato ovviamente a contesti storico-sociali, per cui,sappiamo già che la presenza femminile è interamente funzionale a quello dell’uomo lavoratore e patriarca. Perlomeno fino all’avvento della rivoluzione industriale,periodo in cui era necessario la sua presenza.sia per maggiore produttività,sia per ricoprire mansioni faticose che precedentemente spettavano agli uomini.
Sarebbe questo il punto di partenza dell’emancipazione femminile,il compito della “lavoro”. Non più le mura domestiche,ma fabbriche stracolme di persone,dove vi era anche la possibilità di socializzazione.
In questo lasso di tempo però, non sono mancate figure di spicco e tra le donne lavoratrici in Italia queste ce n’è una che mi ha particolarmente sopresa,non solo per momento storico che ha vissuto ma per la spinta che ha dato ad altre donne a scrivere su un tema particolarmente maschile: la medicina.
Sebbene Maria Montessori abbia il primato di prima donna laureata in medicina tra le donne lavoratrici in Italia,si hanno notizie di una certa “Trotula“, questo sarebbe il suo nome,è vissuta intorno al 1097 nel salernitano, una “quasi magistra”,non potendosi fregiare del titolo di dottoressa,incredibilmente saggia e preparata in particolar modo su bellezza,cosmesi e igiene femminile; condusse delle ricerche su come rendere meno doloroso il parto e addirittura,pare sia stata la prima ad ipotizzare dell’infertilità maschile.
Il suo contributo non ha per così dire,intralciato il lavoro svolto da medici uomo,ha semplicemente apportato più conoscenza ad esempio dell’anatomia femminile,in un periodo di “misoginìa generale”,in cui anche il parto era affare di donne.
Quando,le donne lavoratrici in Italia hanno iniziato ad entrare insistentemente nel mondo dell’impiego?
Cio’ è spiegabile con quella naturale inclinazione presente in ognuna di noi: la solidarietà. E se “l’unione fa la forza”,nel caso delle donne significa cambiamento, movimento e organizzazione.
Lascia un commento