Amiche e amici cari,
spesso ho affrontato questo argomento, è il fil-rouge della mia costante attenzione sul mondo e soprattutto sulla sfera femminile.
Vi ho accennato di disastri ai motori, incapacità ai videogiochi, di lacrime facili, di cultura calcistica femminile, ma credo sia giunto il momento di affrontare l’argomento un pò più da “vicino”. E vi dirò anche il perchè.
Non so se capiti anche a voi, ma spesso tra amiche o conoscenti, ci si ritrova a parlare di questioni legate al maschilismo.
C’è sempre qualcuna che subisce un certo tipo di atteggiamento da parte degli uomini, un rifiuto di questi ad accettare che la libertà è di tutti.
Non sono poche le volte in cui una donna decida di abbandonare le amicizie e il mondo, per accontentare una mentalità ostinata, ridotta ad una rozza ossessività e senso di possessione e i motivi sono sempre i più stupidi e disparati.
Il fatto è che noi italiane, per quanto siamo state abili a fare quel salto di qualità negli anni ’50 (con la storia dell’emancipazione e del voto), non abbiamo saputo dare un vero valore a tutte le nostre conquiste.
C”è da dire anche che esiste ancora quella larga fascia di convinti – ovvero il 77% degli italiani – che pensa che lo scopo della nostra presenza sia solo babyparking e servitù perpetua.
Un dato che fa molto riflettere. E’ uno schiaffo rispetto alle conquiste che abbiamo dovuto ottenere negli anni.
Da un certo punto di vista il mondo maschile va anche biasimato: ci basti guardare in giro, in tv o sul web per capire quello che le altre donne stanno facendo per noi,distruggendo quella sana mentalità che una gran parte di noi ancora conserva delicatamente.Nudità e facilità in ogni luogo,in ogni momento.
Certo è che segregare una donna (tutte le violenze e le altre chiusure mentali al seguito) non è una buona scusa. Il dato rilevato è tangibile e non c’entra neanche la provenienza (“al nord queste cose non esistono” – oppure – “le donne del sud sono più propense a questo tipo di vita”), forse la colpa va attribuita anche ai pochi spazi concessi dai contesti lavorativi o da leggi che prevedano il lavoro di madre/padre in egual misura.
Voi cosa ne pensate? Siamo davvero immerse in tutti questi estremismi?
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