In Italia è sotto gli occhi di tutti che il calcio sia lo sport più importante, o meglio, l’ossessione più frequente del mondo maschile.
Ci si appassiona, si piange, si litiga, si ama: è un simbolo di appartenza, una sorta di confine personale.
Ma chi ha detto che il tifo è solo blu?
Stando a recenti sondaggi – sia in tv, sia sul web – pare che il 69% delle donne italiane tifi per una squadra di calcio e che addirittura, negli ultimi campionati europei questo fenomeno sia aumentato.
Questa cosa non deve affatto meravigliarci.
In primis perché ogni volta sembra la bella sagra di muscoli messi in mostra dai calciatori, che per “definizione” sono la fonte di attrazione di quotidiani rosa, gossip, calendari e quant’altro. E questo a noi donne, non sfugge affatto!
In secondo luogo – e come già detto in precedenza – perché a noi il calcio non dovrebbe piacere? E’ vero, è talvolta violento ed omertoso, ma cosa c’è di male a sostenere (visto che siamo abituate a farlo!) la squadra del cuore, specie se rappresenta la nostra città?
Non tutti comprendono questa logica, né gli uomini e né il resto delle donne.
Noi siamo quelle che comprano la Gazzetta dello Sport e sanno tutto di tutti (che novità!): risultati, palmarès, quote e scommesse. Quelle che col freddo o il sole, ogni santa domenica sono lì con la sciarpetta a gridare un amore che viene dalle viscere.
Poi ci sono quelle che pensano che il calcio sia qualcosa di prettamente maschile. Non vedono l’ora di festeggiare la fine del campionato e hanno lo stesso entusiasmo nel vedere una partita di scopone scientifico.
Ma sono incoerenti: conoscono il calcio attraverso le grandi partite, tipo come quelle della nazionale, grazie alle quali si organizzano barbecue e pizza party a casa degli amici e per non sembrare le emarginate di turno, si buttano nella mischia strombazzando e urlando contro gli avversari.
Gli uomini sorridono a questo fenomeno, ma ci criticano. Perché?
Da adesso sono loro a cantare “Perché, perché? La domenica mi lasci sempre solo, per andare a vedere la partita di pallone…”
Natalia
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