Bentornate a tutte le future sposine e non che ci leggono con tanto affetto!
Questa settimana, le nostre tre ragazze ci parleranno di un aspetto molto importante nell’organizzazione del matrimonio.
Parliamo infatti di COMUNIONE e SEPARAZIONE DEI BENI.
Ecco cosa pensa Federica, la nostra inviata che esprime un punto di vista “moderato”, tra innovazione e tradizione
FEDERICA: A mio parere questo quesito si risolverebbe semplicemente con l’introduzione dell’ accordo pre-matrimoniale. In questo modo ci si tutelerebbe nel caso di fallimento dell’unione mettendo per iscritto le condizioni di una futura separazione e ripartizione dei beni prima di compiere il grande passo.
La legge italiana non permette accordi pre-matrimoniali anzi, salvo specifica scelta contraria, la comunione dei beni è istituita di “default” solo nel nostro Paese.
Io personalmente sono contro la comunione dei beni, non per sfiducia nei confronti del partner ma semplicemente perché nella vita non si sa mai cosa può succedere.
Non credo che la comunione sia un atto di vero amore o profonda fiducia nell‘altro, anzi credo il contrario, con la separazione dei beni ci si sposa per vero amore e non per interesse della ricchezza dell‘altro.
In fin dei conti se l’amore è amore vero non si farà caso alla scelta riguardante il patrimonio.
In una vita passata insieme non si dovrebbe pensare a “ciò che è tuo o a ciò che è mio”. Fino a quando si è innamorati e si rimane insieme tutto sarà di entrambi, sperando lo sia per tutta la vita.
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Ecco cosa pensa invece Ilaria, la nostra inviata che esprime un punto di vista decisamente tradizionalista.
ILARIA: Questo credo sia uno degli aspetti più importanti del matrimonio! La “regola generale” vuole che tra i coniugi, salvo diversa comunicazione, venga applicata la comunione dei beni. Con questo istituto si costituisce una specie di “società” tra marito e moglie per cui gli acquisti fatti da uno dei due, con alcune importanti eccezioni, diventano di proprietà comune e sono soggetti a regole particolari per quanto riguarda la loro amministrazione e la possibilità che i creditori dei coniugi possano pignorarli; con la separazione dei beni, invece, nulla cambia rispetto alla situazione precedente al matrimonio, in quanto ognuno dei coniugi resta proprietario unico dei suoi beni eredditi. Quest’ultima formula, dunque, garantisce le appartenenze esclusive a fronte anche del fallimento del coniuge o rivalse nei confronti del patrimonio: mettiamo il caso, infatti, che uno deidue coniugi sia un imprenditore e dovesse fallire, o anche che semplicemente uno dei due dovesse causare un incidente che supera il massimale pagato dall’assicurazione e i beni del primo non bastino a ripianare i debiti e danni economici, nel caso di comunione dei beni i creditori potranno aggredire anche i beni del coniuge.Personalmente ho optato per la separazione dei beni. Non credo che la scelta del regime patrimoniale sia una questione di fiducia, ma dipende dal saper calcolare bene gli eventuali rischi! Scegliere la separazione non vuol dire “amare di meno” il coniuge o “non aver fiducia nella durata del rapporto”; la fiducia, la complicità, l’amore, il voler condividere tutto, si dimostrano in molti altri modi…anche volendo “proteggere” il coniuge da eventuali rischi! I vincoli affettivi tra le persone non sono determinati da istituti patrimoniali! La scelta del regime patrimoniale va dunque fatta con la dovuta attenzione e comunicata alcelebrante all’atto del matrimonio. In caso di mancata comunicazione, come già detto, si applicherà la comunione dei beni che potrà essere modificata con un atto notarile (e quindi a pagamento) e conil consenso di entrambi i coniugi.
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Ecco cosa pensa invece Laura, la nostra inviata che esprime un punto di vista decisamente moderno.
LAURA: cominciamo subito col dire, a scanso di equivoci, che solo in Italia la comunione dei beni è applicata “di default” alle coppie che si sposano senza esplicitare una diversa scelta. Nelle altre nazioni avviene esattamente il contrario, quindi non si dà per scontato che una scelta impegnativa come la comunione dei beni sia automatica.
Infatti, cosa comporta la comunione dei beni o la separazione? I risvolti sono sia legali sia psicologici e non è facile dire quale aspetto pesi di più per la coppia che si sposa. La comunione dei beni, per semplificare, si può riassumere con il detto “Quel che è mio è tuo e quel che è tuo è mio”, ovviamente a partire dal giorno del matrimonio. Gli acquisti importanti sono attribuiti a entrambi i coniugi, l’azienda gestita insieme presenta onori e oneri comuni, e così via, restano a parte solo i beni cosiddetti personali e i lasciti di parenti. In Italia questa impostazione (di stampo più che altro cattolico) ha sempre avuto molto seguito, infatti si tende a pensare che il matrimonio sia la culla della comunione totale tra due persone che decidono di istituire una nuova famiglia: si fa e si disfa tutto insieme, ed è così romantico in fondo! Ma, attenzione! In questa gestione comune non rientrano solo cose belle come la nuova casa o macchina, l’azienda quando va bene, i beni comprati insieme, i risparmi: rientrano anche i debiti che uno dei coniugi può contrarre! Ciò significa che (purtroppo è successo) uno dei due contrae debiti consistenti che poi non riesce a coprire, in questo caso la legge dice che il creditore può rivalersi anche sui beni dell’altro coniuge! Vi sembra poco? In effetti non lo è. Inoltre, e qui altra ipotesi negativa, ma come si dice, se siamo in ballo è necessario ballare e prenderle tutte in considerazione, in caso di separazione sarà molto più difficile e macchinoso, quando non addirittura fonte di nuovo conflitto, decidere o ricordare a chi appartenga il vaso Ming o l’acquario con i pesci tropicali, quando non addirittura l’animale domestico tanto amato da tutti e due e in effetti qui di romantico non rimane proprio niente.
Così, forse si è già capito, molto meglio la separazione dei beni: quel che è mio resta mio e quel che è tuo resta tuo, liberissimi in ogni caso di cointestarsi la casa al mare o il motoscafo, ma in parte “salvi” nel caso di fallimento dell’azienda di uno dei due, o di debiti contratti per qualsiasi motivo. I beni di uno dei due non saranno in questo modo intaccabili, senza contare poi che in caso di separazione o divorzio (ma ragazze, ovviamente VOI vi sposate per restare per sempre con chi avete scelto, no? Quindi nessuna preoccupazione) non ci saranno i problemi tipici invece della comunione.
In sostanza, quel che conta è l’amore, no? Perché complicarsi la vita volendolo mescolare con il portafoglio?
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E voi, future sposine, come gestirete questa importante decisione con il vostro futuro marito?
Alla prossima intervista!
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