Le emozioni hanno sempre il potere di segnalarci vissuti interiori che spesso ignoriamo: il nostro modo di reagire ad eventi positivi o negativi ci porta di volta in volta ad aggiungere un pezzo in più in quel puzzle complesso che è la nostra identità. A tal proposito le paure, proprio per il forte vissuto emozionale di cui si fanno portavoce, costituiscono lo specchio di un’importante parte di noi.
Se tali paure non diventano insostenibili, potrebbero anche rappresentare uno sprone che ci spinge a mobilitarci e a trovare una rapida soluzione. Vivere bene le paure però non è semplice. La nostra abilità quindi, almeno inizialmente, sta nel capire di cosa abbiamo paura. Spesso ci sentiamo vittime impotenti solo per meccanismi innescati dalla nostra mente, ma è pur vero che solo un’analisi obiettiva e distaccata ci consente di essere propositivi e risolutivi.
E’ possibile stilare una vera e propria classifica delle paure che più ci attanagliano: ci si rende così subito conto che negli ultimi anni ne sono nate di nuove, ma si riscontra nel contempo un substrato di timori che ci caratterizzano da sempre.
Dopo gli incontri “ravvicinati” con la guerra e con il terrorismo, sondaggi a carattere sociale hanno evidenziato il dilagare della paura legata alla recessione economica, alla precarietà lavorativa, alla sempre più labile incolumità fisica e all’incognita degli attentati.
Le paure sono però anche parenti strette della staticità, quella che ci costringe ad una vita monocorde dalla quale viene bandito preventivamente ogni imprevisto.
Ad esasperare questa situazione già di per sé critica, concorrono anche i diversi miti figli della nostra epoca: ci si vuole sicuri, privi di limiti, perfetti, in virtù di una fatua onnipotenza (promulgata dai media) che ci renderebbe invulnerabili. E di qui la paura di non essere abbastanza di successo, la paura di non sapersi distinguere, la paura di confrontarsi in pubblico, ecc…
Tutto ciò che sembra provenire dal’esterno in realtà dunque è una spia del nostro profondo.
Cercare di scacciare le paure è però un procedimento controproducente: si rischia infatti di rinforzarle in questo modo. Mentre siamo bloccati infatti, il corpo vuole semplicemente invitarci a non lasciare le emozioni fuori dalla porta. Le paure ci abbandoneranno soltanto quando riusciremo a non giudicarle, facendole fluire dentro di noi. Nel momento in cui ce ne distaccheremo, avremo la percezione che in fin dei conti ci hanno arricchito, permettendoci di dare una svolta radicale alla nostra esistenza, lontana dai soliti binari.
Lisa Besutti
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