Conoscere bene se stessi non è una nostra semplice curiosità ma un vero e proprio bisogno nonchè condizione imprescindibile del conoscere bene gli altri. Non è affatto un caso che coloro che riescono meglio nei rapporti sociali, quelli che si affermano in modo più incisivo nel campo professionale ed infine coloro che godono di ottimi rapporti con la famiglia e col partner siano persone che sono riuscite a maturare col tempo una buona consapevolezza di se stessi, delle proprie potenzialità e delle proprie mancanze. Va da sè che la psiche viene coinvolta profondamente in questo processo di “costruzione della personalità“.
Ad aiutarci a gettare le basi per affrontare meglio la vita e i suoi ostacoli è l’autostima, che ci consente di apprezzare debitamente le cose belle e ci dà quella spinta decisiva per cercare di appagare desideri e ambizioni, anche quelli più nascosti o apparentemente irraggiungibili.
Ma noi sappiamo esattamente quanto valiamo? Abbiamo stima del nostro modo di essere e di porci nei confronti degli altri?
L’istinto di conservazione ci rende molto competitivi. Tutti desideriamo emergere, ma sappiamo benissimo che per farlo dobbiamo confrontarci col prossimo che spesso assume le sembianze del nostro più acerrimo nemico. Ovvio che la nostra cultura, il nostro buon senso, il nostro savoir fair siano indispensabili al fine di superare ostacoli e antagonisti ma tutto ciò prevede che vi sia alla base un radicato senso di autoconsapevolezza. Non c’è infatti peccato peggiore della disistima di se stessi, errore che nasce dalla visione errata che abbiamo della vita che, in virtù di falsi miti e sbagliati modelli di riferimento, ci spinge quotidianamente ad un’autocorrezione.
Dovremmo invece avere il coraggio di essere noi stessi a tutti gli effetti, non dimenticando mai però che l’uomo è un essere mutevole per natura; siamo fatti di esperienze sempre nuove, di emozioni ogni volta diverse, di realtà in continua trasformazione. Per questo, ad un’analisi profonda della nostra disistima, ci renderemo conto che è inutile e controproducente ricorrere di continuo all’autocritica ponendoci a giudici censori di una o più parti di noi.
Il vero benessere dell’anima poggia le basi nel volersi bene, nel dare sfogo al flusso spontaneo della nostra spinta vitale, senza mai trattenere la naturale energia che, compressa in azioni e comportamenti forzati, si blocca, facendoci assumere ruoli “preconfezionati”.
E’ importante altresì capire cos’è che vogliamo veramente dalla vita, stabilendo degli obiettivi ben precisi. Quando avremo la certezza che quegli obiettivi sono veramente i “nostri” (e non quelli imposti da altri), riusciremo ad attivare completamente la nostra energia vitale e solo allora l’autostima rinascerà spontaneamente portandoci dritto a quel benessere tanto aspirato.
Lascia un commento