Sarà che sono reduce da un viaggio olandese in cui sebbene abbia fatto la fila per ben due volte non sono riuscita a visitare la sua casa; sarà che il periodo della “memoria” mi rende più vulnerabile sull’argomento… ma io oggi vi voglio parlare di Anna Frank e non perchè voglia avere la presunzione di insegnare qualcosa, ma, soltanto perchè riconosco nella parola l’unico mezzo per non dimenticare.
Annelies Marie Frank (italianizzata in Anna) è divenuta “popolare” grazie al suo diario, un quadernino a quadretti bianco e rosso avuto in regalo da suo padre per il compleanno, perchè da grande voleva fare la scrittrice. Oggi, il diario di Anna Frank è uno dei libri più letti al mondo e fondamentale testimonianza dell’orrore della Shoah. (Il Diario di Anne Frank è stato inserito nel Registro della Memoria del Mondo)
Il padre di Anna, Otto Frank, imprenditore tedesco di origini ebraiche, preoccupato per le sorti della sua famiglia, riconobbe nell’Olanda un posto sicuro dopo l’ascesa di Hitler in Germania. I Frank si trasferirono definitivamente da Francoforte ad Amsterdam nel 1934. Inizialmente abitarono nella parte periferica meridionale della città, conducendo una vita quasi “normale”. Nonostante i vari cambiamenti dovuti alle “restrinzioni” per gli ebrei, continuarono a condurre una vita sociale intensa, grazie soprattutto allo sforzo dei genitori, impegnati a non far pesare questo stato di cose. Nel 1940 l’Olanda fu difatti occupata, e nei successivi due anni cambiarono ulteriormente le cose per la famiglia Frank (e non solo).
“Il maggio del 1940 i bei tempi finirono: prima la guerra, poi la capitolazione, l’invasione tedesca e l’inizio delle sofferenze di noi ebrei.” (Dal diario di Anna Frank)
Come tristemente noto, furono imposte numerose limitazioni agli ebrei dal regime tedesco e la primogenita dei Frank, Margot, nel 1942 ricevette una lettera di chiamata per essere inviata in un campo di lavoro in Germania. Fattasi ormai troppo pericolosa la situazione, Otto Frank condusse la propria famiglia a rifugiarsi nella clandestinità. Fu così che si trasferirono in Prinsengracht (che oltre ad essere una strada olandese, è un canale detto “canale del principe”) dove persisteva già l’attività che il papà di Anna aveva impiantato in Olanda, organizzando come nascondiglio la casa sul retro della sede dell’azienda di Otto. Anna Frank insieme ad altri “clandestini” rimasero segreti per ben due anni fino a quando non furono scoperti e catturati. Anna fu deportata prima nel campo di concentramento e sterminio nazista di Auschwitz- Birkenau e infine a Bergen – Belsen, che era un campo di “scambio” dove nella primavera del 1945 morì di tifo esantematico, solo tre settimane prima della liberazione dei campi.
Anna Frank: una donna di 13 anni per sempre…
E’ quì nel nascondiglio che “inizia” la storia di Anna Frank. La storia di una bambina di 13 anni che fino a quel momento aveva sognato di far parte del mondo delle “stelle”: nutriva un’accesa passione per il cinema, fino al punto di tappezzare le pareti della sua cameretta di foto delle star (foto che sono ancora appese oggi, nella casa museo). Amava la mitologia greca e romana, la storia dell’arte, studiava meticolosamente tutti gli alberi genealogici delle famiglie reali europee, e, nonostante la deportazione e la reclusione, non perdeva la speranza di vivere.
“Splende il sole, il cielo è azzurro intenso, soffia un venticello meraviglioso e vorrei tanto …vorrei…tutto… Parlare, essere libera, avere amici, essere sola.”
La storia di una ragazzina che prova a conoscere il mondo ed i sui sentimenti nonostante del mondo sapesse poco e nulla:
“Una cosa però l’ho imparata: per conoscere bene la gente bisogna averci litigato seriamente almeno una volta. Solo allora puoi giudicarne il carattere.”
La storia di una donna che con la sua forza di volontà e la sua speranza nel prossimo ha rappresentato e rappresenta milioni di persone vittime della persecuzione e delle discriminazioni, e i messaggi trascritti nel suo Diario incoraggiano a lottare per un mondo migliore.
“È davvero meraviglioso che io non abbia lasciato perdere tutti i miei ideali perché sembrano assurdi e impossibili da realizzare.
Eppure me li tengo stretti perché, malgrado tutto, credo ancora che la gente sia veramente buona di cuore. Semplicemente non posso fondare le mie speranze sulla confusione, sulla miseria e sulla morte. Vedo il mondo che si trasforma gradualmente in una terra inospitale; sento avvicinarsi il tuono che distruggerà anche noi; posso percepire le sofferenze di milioni di persone; ma, se guardo il cielo lassù, penso che tutto tornerà al suo posto, che anche questa crudeltà avrà fine e che ritorneranno la pace e la tranquillità.”
Anna Frank rimane una ragazzina di 13 anni per sempre, perchè la sua vita è finita nel momento stesso in cui è entrata a Prinsengracht, nonostante sia “vissuta” per ulteriori due anni segregata nel retrobottega. La sua memoria e le sue parole saranno per sempre però quelle di una donna, una delle tanti donne che ha in qualche modo fatto “grande” la storia.
“Il mondo continuerà a girare anche senza di me e comunque non posso farci niente. Sarà quel che sarà, io non faccio altro che studiare e sperare in un lieto fine.”
Lascia un commento