Il divorzio o comunque la cessazione di un rapporto d’amore rappresenta sempre un episodio traumatico nella vita di ognuno di noi. A maggior ragione, la situazione diventa ancora più difficile da affrontare nel momento in cui termini un matrimonio in cui i coniugi abbiano avuto dei figli. Questo perché al dolore per la separazione si aggiunge il trauma vissuto dai figli da un punto di visto emotivo, oltre a una frequentemente complicata gestione dell’affidamento dei figli minori.
Alcuni matrimoni terminano perché è semplicemente finito l’amore e, quando i due ex coniugi riescono ad avere la lucidità di non far pagare questa situazione ai figli, si può avere una situazione di affidamento congiunto e consensuale nell’interesse principalmente dei minori. Tuttavia molto spesso questo non accade, soprattutto quando la fine del matrimonio è frutto di litigi, incomprensioni o infedeltà. Questo di solito porta fra l’ex marito e l’ex moglie una acredine e una mancanza di stima reciproca che rende difficile gestire serenamente il dopo.
L’affidamento del minore
Quando un giudice si trova a decidere sull’affidamento dei figli minori, il primo interesse che deve tenere in considerazione è l’interesse morale e materiale del figlio per consentirgli di superare il trauma della separazione. A tal fine, si parte dal principio base che l’affido condiviso sia la soluzione più equa che permetta al figlio di crescere con entrambi i genitori, anche se divisi.
Non va confuso l’affidamento dei minori con il collocamento dei figli per i quali, anche in caso di affido condiviso, il giudice deve stabilire presso quale dei due genitori dovranno abitare.
Affidamento ad uno solo dei due genitori
Ovviamente il giudice può decidere anche per l’affidamento ad uno solo dei genitori: si tratta, ad esempio, dei casi in cui uno dei due genitori sia reputato non in grado di provvedere al figlio a causa di una malattia psichica, oppure di quei casi in cui uno dei due si sia reso colpevole di atti di violenza familiare che hanno visto coinvolti il coniuge e/o i figli, oppure di situazioni in cui il contesto e le frequentazioni del genitore potrebbero provocare danno al figlio, turbandone la serenità o dando un cattivo esempio genitoriale.
In tutte queste situazioni è spesso difficile, nonché molto penoso, affrontare in tribunale il percorso per dimostrare che uno dei due coniugi non sia in grado di badare al figlio. Spesso si è costretti a ricorrere ad agenzie specializzate affinché, grazie a una serie di professionisti, riescano di provare in modo concreto tale mancanza di capacità.
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