Lo scorso 17 novembre, un altro pezzo della cultura rivoluzionaria, britannica e internazionale, se n’è andato.
Doris May Tayler, questo il suo vero nome, ha supportato le lotte della libertà femminista attraverso la sua scrittura che le permesso di vincere il Nobel della Letteratura nel 2007 perchè “cantrice dell’esperienza femminile che con scetticismo, passione e potere visionario ha messo sotto esame una civiltà divisa”.
Nonostante i suoi 94 anni, la notizia della sua morte è stata accolta con stupore dai suoi lettori, che stanno manifestando tutto l’affetto tramite i social network.
Nacque nel 1919 in Iran, da genitori inglesi che dopo la Prima Guerra Mondiale si trasferirono successivamente nell’odierno Zimbabwe, ed è proprio qui che la scrittrice,attraverso la madre, rivive il sogno vittoriano del selvaggio e dell’esotico sia dalla parte dell’infruttuosità di certe colonizzazioni e sia per raccontare il dramma perpetuo degli indigeni.
Nonostante abbia denunciato la condizione femminile africana,non amava considerarsi una scrittrice femminista e per togliere ogni dubbio si è espressa così:
« Quello che le femministe vogliono da me è qualcosa che loro non hanno preso in considerazione perché proviene dalla religione. Vogliono che sia loro testimone. Quello che veramente vorrebbero che io dicessi è “Sorelle, starò al vostro fianco nella lotta per il giorno in cui quegli uomini bestiali non ci saranno più”. Veramente vogliono che si facciano affermazioni tanto semplificate sugli uomini e sulle donne? In effetti, lo vogliono davvero. Sono arrivata con grande rammarico a questa conclusione».
In effetti la sua posizione era disaccordante con quella del mondo femminista. In primis, la sua scarsa vocazione cattolica, sebbene da giovane avesse frequentato una scuola cattolica solo per contrastare la pressione materna.
Indimenticabile, tra tutti i suoi romanzi, “The Golden Notebook” (Il Taccuino d’Oro)uscito nel 1962, ovvero, la storia della scrittrice Anna Wulf che annota gli eventi della sua vita su quattro quaderni diversi, ognuno dei quali rappresenta uno di esso. Il quinto poi, color oro, è un mix degli altri quattro.
Questa suddivisione spinge a pensare che sia una scrittura riflesso della vita dell’autrice, che ha subito le influenze di diverse epoche storiche nel suo destino(fascismo, comunismo,sufismo e pseudofemminismo). E a chiunque le chiedesse se seguisse un qualche filone ideologico politico, storico o sociale, rispondeva sicura:
« Mi rendo conto di aver vissuto momenti della storia che sembravano immortali. Ho visto il nazismo di Hitler e il fascismo di Mussolini, che sembravano destinati a durare mille anni. E il comunismo dell’ Unione Sovietica, che si credeva non sarebbe finito mai. Ebbene tutto questo oggi non esiste più. E allora perché mi dovrei fidare delle ideologie? »
Forte e determinata e di certo non scriveva per gloria.
Spesso è andata vicino al Nobel per la Letteratura, ma quando poi ha iniziato a dedicarsi alla fantascienza,quell’ambito premio si allontanava sempre di più.
Perchè ad ogni sorta di domanda su uno dei libri che ha scritto con più piacere,la risposta era sempre quella: Canopus in Argos, la visione di un futuro in cui società avanzate e non possono cooperare senza limiti.
E’ una serie fatta di cinque romanzi, in cui la scrittrice si pone da osservatrice sociologica,per sè stessa e per gli altri.
Amante dei gatti inoltre, ha scritto numerosi saggi sul mondo felino come Particularly Cats (1967) in cui descrive l’umanità vista dai suoi amati amici, con peripezie e amori annessi.
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