Se vogliamo pensare ad una donna che nella storia è stata una figura femminile d’eccellenza, determinata nonostante le maldicenze dei Marsigliesi (venne sdegnosamente definita “grassa bottegaia fiorentina”) ma che nonostante ciò riuscì a tener alto il suo essere “regale” non possiamo che nominare Caterina de’Medici. Personaggio controverso ed affascinante del passato, prima regina, poi reggente di Francia, Caterina de’Medici è una figura emblematica del XVI secolo. Ricordata ai più come la Regina Nera.
Caterina de’Medici (al secolo Caterina Maria Romula) figlia unica del Lorenzo de Medici duca d’Urbino, nacque a Firenze il 13 aprile del 1519 e rimase orfana e ostaggio a otto anni dei suoi concittadini fiorentini. Partì da Firenze il 1° settembre del 1533, accompagnata da Filippo Strozzi e andò in sposa a 14 anni al bel coetaneo Enrico II d’Orléans, futuro re di Francia, che rimase molto deluso dal suo aspetto ma la sposò comunque per motivi di stato. In seguito alla morte del marito, avvenuta nel 1559 a causa di un torneo cavalleresco, Caterina, sconvolta dal dolore, decise che avrebbe indossato abiti neri per tutta la vita (sebbene all’epoca il colore del lutto fosse il bianco), mutando il suo emblema in una la lancia spezzata con sopra il motto latino “Lacrymae hinc, hinc dolor”, ovvero “Da qui le mie lacrime, da qui il mio dolore”.
La regina nera risulta alle cronache come una persona austera, vendicativa, attaccata al potere e persino malvagia, pronta a qualunque espediente pur di raggiungere i suoi scopi, ma Caterina de’ Medici -oggetto al giorno d’oggi di una “riabilitazione” storica, risulta essere stata anche una regina amabile e attenta al benessere dei propri sudditi. Credeva nella pace e nella riconciliazione, il suo nome è legato alle guerre di religione che si combatterono in Francia negli anni del suo regno. Ancora avvolto dal mistero, invece, il caso della “Notte di San Bartolomeo” del quale al giorno d’oggi non si ha la certezze di una prtecipazione effettiva o meno della regina nella strage degli ugonotti.
Nonostante la sua figura non fosse così “soave” e leggiadra (diciamocelo che era anche bruttina) Caterina era una donna dotata oltemodo di gusto ed aveva un infinità di passioni: dall’equitazione al ricamo (esiste il punto Madama a lei riferito e proprio in merito all’equitazione diffuse in Francia le “Mutande” ritenute un indumento indispensabile per le cavallerizze), alla poesia, le feste di corte o meglio la sua “fissa” per il cerimoniale di corte, l’arte la musica ed il teatro. Fin dal suo arrivo in Francia aveva portato dall’Italia, oltre alle persone che facevano parte del suo entourage, anche usi e consuetudini della sua terra. Caterina de’Medici italianizzò la sua corte, imponendo modi e mode nuovi che nel tempo si sono così ben connaturati da diventare aspetti tipici della Francia (i profumi, la cucina, il lusso), si portò dietro infatti oltre i cuochi anche il suo profumiere di fiducia. “La Bottegaia” era risaputo fosse una facile “forchetta” (strumento che la stessa portò in acquisizione ai francesi che non ne conoscevano l’uso) ed una gran bevitrice, ma ancor di più fu un abile “stregona”, si narra infatti che ricorse a superstizione, magia e arte culinaria per costruire il suo successo. In effetti Caterina introdusse l’uso di molti ingredienti in cucina (specie quelli che lei riteneva afrodisiaci) e di nuove preparazioni come la gustosa salsa besciamella. I suoi cuochi, che -ricordiamo- la seguirono dalle cucine fiorentine a quelle parigine, fecero conoscere per esempio, l’uso dell’olio di oliva e di alcuni ortaggi come i carciofi; a loro è data l’invenzione dei bignè. L’attuale cucina francese, famosa in tutto il mondo, quindi è frutto dell’incontro con la cucina italiana, dei cuochi di Caterina che reinterpretarono le proprie ricette adattandole all’ambiente francese.
Caterina de’Medici: la bottegaia fiorentina al regno francese
E’ bene ricordare che seppure la sua dinastia fu molto “proficua”, per circa due lustri dal matrimonio non arrivarono gravidanze e più di una volta Caterina de’Medici rischiò di essere rispedita a casa. Per difendersi dalla sterilità ricorse alle sue doti di “stregoneria” e pare che portò appeso al collo un sacchetto contenente ceneri di rana e testicoli di maiale. Verità o meno, Caterina la bottegaia, mise alla luce ben nove eredi, di cui tre futuri re di Francia e una regina di Spagna. Fondamentale riconoscere però che il regno dei figli fu fortemente supportato “dalle quinte” dalla stessa che, durante il regno del marito non si occupò mai di questioni di stato ma era anche una grande donna politica, seguace del suo conterraneo Machiavelli, rimanendo per questo “soltanto” la regina consorte di Enrico II.
Il suo più grande e fatale errore fu l’ enorme amore per i figli, che arrivava a volte ad un vero e proprio accecamento e nei confronti dei quali mostrava una debolezza dagli effetti spesso tragici sebbene questi non lo meritassero. Per questo tragico errore Caterina vide decadere il suo regno, abbattuta per la rovina della sua famiglia e della sua politica si ammalò e morì di dolore nel gennaio del 1589.
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