A volte succede che uno deve morire per essere preso in considerazione, altre volte invece si viene additati come “pazzi” se l’opinione personale è contro corrente (politica). E’ successo più o meno questo ad Oriana Fallaci giornalista dagli anni 50 ed affermata scrittrice fino al 2000 che per tutta la sua vita terrena ha provato a parlare senza tabù dell’Islam. Una vita che l’ha tenuta “prigioniera” di odio ma che in tutta la sua libertà ha condotto da combattente -seppure solo con la parola- quale era . “Vi sono momenti, nella Vita, in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo. Un dovere civile, una sfida morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre.”
Oriana Fallaci nasce a Firenze nel 1929 e dichiara di voler morire nella sua terra natìa. Viene effettivamente sepolta nel cimitero degli Allori, dopo il decesso a 77 anni in seguito all’aggravamento delle sue condizioni di salute per effetto “dell’Alieno” (la Fallaci si ammalò di cancro ai polmoni). Esordì al Mattino dell’Italia centrale, dove si occupò di svariati argomenti, e fu poi licenziata dal quotidiano in quanto si rifiutò di scrivere un articolo contro Palmiro Togliatti. Nel 1951 inizia la sua collaborazione con “L’Europeo” e nel 1967 si recò in qualità di corrispondente di guerra in Vietnam. In sette anni e dodici “visite” all’ Indocina, racconterà la guerra criticando sia i Vietcong e i comunisti, sia gli statunitensi e i sudvietnamiti, documentando menzogne e atrocità, ma anche gli eroismi e l’umanità di un conflitto che la Fallaci definì una sanguinosa follia. All’attività di reporter hanno fatto seguito le interviste a importanti personalità della politica molte delle quali raccolte nel libro Intervista con la Storia uscito nel 1974 (intervista di Oriana Fallaci giornalista al colonnello Gheddafi). Nel 1983 il suo ultimo “viaggio” come inviata di guerra con le truppe italiane a Beirut e nel 1990 la scrittrice si isolò andando a vivere a New York, qui iniziò a scrivere un romanzo la cui lavorazione venne interrotta dai fatti dell’11 settembre 2001. In questo periodo scoprì di avere un cancro ai polmoni.
I libri e gli articoli sulle tematiche dell’11 settembre trascinarono addosso alla scrittrice critiche feroci e contestazioni nel mondo politico, tanto da additarla come “pazza” e terrorista. Attraverso la sua professione di giornalista ed avvalendosi dei report di guerra non che di un’approfondita conoscenza dell’Occidente la Fallaci dichiarò “guerra” all’Islam. Sono anni che come una Cassandra mi sgolo a gridare «Troia brucia, Troia brucia». Anni che ripeto al vento la verità sul Mostro e sui complici del Mostro cioè sui collaborazionisti che in buona o cattiva fede gli spalancano le porte. La Fallaci non era pazza, aveva solo il coraggio di dire ad alta voce ciò che in molti pensavano e pensano del mondo occidentale, ma che per buonismo e falso moralismo si tende a non proclamare. (Qui una sintesi dei suoi pensieri anti islamici)
La vita sentimentale di Oriana Fallaci giornalista è tormentata da diversi amori e due aborti (alla cronaca). Il primo amore è Alfredo Pieroni, di 7 anni più grande, corrispondente da Londra per la Settimana Incom Illustrata. Nella primavera del’ 58 la giornalista rimane incinta, ma il partner non è disposto a riconoscere la paternità del bambino. Oriana decide per l’aborto, ma l’interruzione della gravidanza arriva poi in maniera spontanea mentre si trova a Parigi. La storia con Pieroni finisce, e la Fallaci tenta il suicidio. Successivamente viene internata per alcuni mesi in un ospedale psichiatrico ed in seguito ad un successivo aborto spontaneo, memore delle terribili esperienze, nel 1965 abbozza Lettera a un bambino mai nato. Dopo dieci anni la Fallaci conosce sul fronte di guerra il reporter francese François Pelou, con cui avrà una storia dal 1968 al 1973, ma Pelou è sposato e quando Oriana capisce che la loro storia è destinata a non avere futuro, lo molla e spedisce l’intera corrispondenza che hanno intrattenuto per anni alla moglie. Alekos Panagulis sarà il suo terzo amore tormentato. Panagulis è un oppositore greco al regime dei colonnelli e muore nel 1976 in un sospetto incidente stradale, dichiarato poi dalla stessa scrittrice: un vero e proprio omicidio politico. L’ultimo ‘amore arriva in età matura. Nel 1983 a Beirut la Fallaci conosce Paolo Nespoli, un militare italiano destinato a una carriera da astronauta. I due convivono a lungo a New York, fino a quando Nespoli si trasferisce in Germania per un ingaggio con l’Agenzia Aerospaziale Europea e la loro storia finisce. Oriana ne trarrà impressioni per il romanzo Un cappello pieno di ciliege, uscito postumo nel 2008.
L’ultima provocazione verso l’Islam arriva poco prima della sua morte in un’intervista al New Yorker: “Non credo che esista un Islam buono e uno cattivo” e per la moschea a Colle Val d’Elsa: “Se sarò ancora viva andrò dai miei amici a Carrara, la città dei marmi. Lì sono tutti anarchici; con loro prendo gli esplosivi e la faccio saltare per aria”
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