Per “malattie sessualmente trasmissibili” (MST) si intende una serie di patologie infettive che vengono trasmesse principalmente, ma non esclusivamente, per via sessuale come per esempio la sifilide, il papilloma virus, la clamidia…
Negli ultimi anni la frequenza è aumentata e si registrano sia negli uomini che nelle donne, sia nella popolazione generale dei paesi in via di sviluppo che nelle minoranze emarginate, sia nelle nazioni socio-economicamente svantaggiate che nei paesi industrializzati.
Non ci sono quindi sconti nè per il genere nè per il reddito.
L’aumento dei casi è dovuto al progresso ed alle modifiche a cui è sottoposta inesorabilmente la nostra vita: l’indice di fertilità, l’evoluzione demografica, la mobilità tra zone rurali e urbane, l’incremento dei viaggi e delle migrazioni, stili di vita “a rischio”.
Anche i fattori sociali giocano un ruolo determinante: i rapporti sociali nel nuovo millennio sono molto più semplici, disinibiti e promiscui e quindi le modalità di trasmissione aumentano tanto quanto le possibilità di rapporti sessuali.
Come prevenirle?
La miglior strategia si basa sulla prevenzione rivolta in particolar modo ad adolescenti e giovani, sulla promozione di comportamenti sessuali responsabili.
Tre sono i livelli di prevenzione che vengono messi in atto nella società moderna per far fronte al ritorno di epidemie di MST, livelli comunque intercorrelati tra loro:
- per ridurne la diffusione
- per incrementare la diagnosi precoce ed un trattamento adeguato
- per diminuire il rischio di trasmissione al feto
La prevenzione primaria è diretta a ridurre le possibilità di malattia della popolazione esposta al rischio. Impedire cioè che le persone si ammalino ed evitare che il problema si verifichi. Tale livello di prevenzione è fondamentale poiché favorisce la riduzione delle probabilità di esposizione all’agente patogeno.
Le principali regole da tener presente possono essere così riassunte:
- evitare rapporti sessuali occasionali,
- conoscere lo stato di salute del partner,
- fare uso del preservativo,
- mantenere una corretta igiene personale.
Questo tipo di prevenzione può essere realizzata efficacemente con strumenti quali l’educazione alla salute sessuale, l’informazione ed il counseling alla popolazione ed a gruppi a rischio.
La prevenzione secondaria promuove la diagnosi precoce attraverso controlli della patologia o di problemi di salute in corso di sviluppo anche se non presentano ancora manifestazioni cliniche.
Lo scopo di tali interventi è arrivare alla riduzione della durata dell’infezione ed il fornire cure per limitare così la trasmissione della malattia.
Gli strumenti operativi sono: programmi di screening, campagne presso centri clinici specialistici, counseling strutturato.
La prevenzione terziaria si occupa della prevenzione del ripresentarsi della malattia o della limitazione delle conseguenze e dei sintomi residui.
Per ridurre il rischio di complicanze è necessario aumentare la formazione e l’informazione sul controllo dell’infezione: conoscere i casi sul territorio, le strutture sanitarie dove recarsi e l’efficacia degli interventi.
La psicoterapia in caso di MST
L’intervento in questo caso rappresenta uno scambio di informazioni e di indicazioni di comportamento volte ad assicurare al paziente un ruolo attivo nella gestione della sua infezione, nel ridurre il rischio di reinfezioni, nel condurre al trattamento i partner sessuali e nel gestire le implicazioni psicologiche ostacolanti.
E’ un processo che, attraverso il dialogo e l’interazione, aiuta a risolvere e gestire problemi e a prendere decisioni, una relazione d’aiuto che si fonda sull’ascolto e il supporto, ha caratteristiche e principi specifici ed è finalizzato all’attivazione, al potenziamento ed alla riorganizzazione delle risorse personali ed interpersonali dell’individuo.
Il terapeuta facilita la realizzazione di un “comportamento adattivo” rispetto alla salute o alla malattia, di raggiungere quella rappresentazione di realtà e quell’attività che, da un lato consentano una diminuzione del livello di distress associato alla malattia e, dall’altro, facilitino l’ottimizzazione delle risorse personali al fine di adattarsi alla situazione.
Ho scritto questo articolo con l’aiuto della Dott.ssa Stefania Santonico
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