Con l’avvento dell’inverno e delle temperature tipicamente natalizie, il maltempo bussa sempre più di frequente alle nostre porte e spesso non ci resta che rimpiangere il bel sole del periodo estivo. Con freddo, pioggia e vento, il nostro umore viene messo a dura prova soprattutto se a contraddistinguerci è una personalità metereopatica.
Eppure, tutto ciò avrebbe un rovescio della medaglia positivo, almeno a dar retta ad un autorevole studio di un gruppo di ricercatori della New South Wales University, pubblicato sul “Journal of Experimental Psychology”.
Nelle giornate particolarmente uggiose, a dispetto di un umore che peggiora nettamente, la memoria subirebbe infatti un’impennata qualitativa, in virtù della quale saremmo in grado di ricordare con precisione i dettagli di tutto ciò che ci circonda. Un cielo coperto e minaccioso potrebbe dunque rivelarsi paradossalmente un conteso ideale per dedicarsi allo studio o ad attività che richiedono l’apprendimento di nozioni importanti.
Ritornando alla su citata ricerca, gli studiosi hanno chiesto ad un gruppo di volontari di memorizzare gli oggetti disposti sul bancone di un negozio, in situazioni di bel tempo e di cattivo tempo. E’ stato poi chiesto loro cosa ricordassero dell’ambiente appena osservato. Si è potuto così constatare che nelle giornate di maltempo, le persone – pur essendo di umore più cupo e irritato – ricordavano tre volte di più gli oggetti rispetto a quanto veniva ricordato in un esperimento ripetuto con un clima mite.
I ricercatori hanno motivato questi risultati con il fatto che uno stato d’animo negativo rende le persone più ricettive nei confronti dell’ambiente circostante, rafforzando le capacità di memoria e di attenzione, specialmente per i particolari. Viceversa, una situazione caratterizzata da sostanziale buonumore e quindi genericamente da benessere, induce i soggetti ad avere maggior ‘fiducia’ nei confronti delle cose circostanti, stato emotivo che li rende più distratti e fa abbassare i livelli di analisi razionale della realtà.
Queste conclusioni, a detta del coordinatore della ricerca, il dottor Joseph Forgas, potrebbero assumere rilievo in alcuni campi, come quello clinico o giuridico, nei quali la memoria assurge a ruoli di grande importanza.
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