Salve a tutte! Eccoci di nuovo qui per il nostro consueto appuntamento con le tradizioni legate al matrimonio: vediamo oggi cosa ci riserva il matrimonio nelle Marche!!!
Terra dai numerosi scenari, le Marche offrono mare, colline e montagne ai futuri sposi, rivelandosi dunque ideale ad accogliere matrimoni in qualsiasi stagione dell’anno! Dalla cerimonia campestre a quella montana, dalle ville a picco sul mare alle location medievali qui nelle Marche ce ne è davvero per tutti i gusti!!!
Tutte le tradizioni sul wedding nelle Marche hanno radice nel matrimonio contadino, scandito da passi fondamentali. Prima di tutto, un sabato sera doveva esserci l’incontro ufficiale delle famiglie in cui si stabiliva (tipo contratto) la dote e il giorno e l’ora delle nozze: se il ragazzo era mezzadro di un piccolo podere il giorno doveva cadere di sabato, si giovedì invece se lavorava in grandi appezzamenti con l’aratro. Quella stessa sera, se i due fidanzati non erano “di primo amore” ma avevano degli ex, gli amici architettavano l’impajicciata , cioè tracciavano il percorso, che da casa dei futuri sposi portava a casa dei rispettivi ex, con della paglia, e riempivano i loro pianerottoli con foglie di fico e residui di aglio.
Qualche giorno prima avveniva l’accuncio: un corteo trasportava la robba della sposa nella futura casa su di un birrocchio tirato da due buoi adorni di fiocchi nuziali. A questo proposito c’è un proverbio carinissimo che recita così: “Se maritu tu voli pigljà, lu corredu d’accja non te devi fà!”, ovvero “Se marito vuoi pigliare, il corredo di canapa non ti devi fare. Nella tradizione contadina, infatti, il corredo veniva preparato per la donna quando questa era ancora piccola: madri, zie e nonne ad ogni ricorrenza acquistavano o preparavano un pezzo di corredo che non doveva assolutamente essere di canapa, se non si voleva rischiare di lasciare la donna zitella!!!
Al corteo partecipavano le ragazze che portavano, su dei canestri messi sulla loro testa, le lenzuola e i cuscini, ed alle quali spettava il compito di d’arfà ‘l lietto (fare il primo letto degli sposi), così come abbiamo già visto nelle tradizioni di altre regioni quali Sicilia, Sardegna e Calabria . Il giorno delle nozze tutto il paese era coinvolto e c’era tutto un iter da seguire: dopo la celebrazione si formava un lungo corteo con in testa gli sposi seguiti dai parenti più stretti e dai testimoni e in ordine ci si recava prima a casa di lei,dove la mamma della sposa offriva a tutti delle ciambelline di zucchero e vino. Subito dopo ci si dirigeva verso la casa degli sposi e qui, ad attendere il chiassoso corteo, c’era la suocera, che aspettava sull’uscio con il mazzo di chiavi appeso alla cinta, simbolo del suo ruolo in casa. La sposina, nell’improvviso silenzio generale, si inginocchiava in attesa della frase rituale: “Porti la pace o porti la guera nella mia casa?” ,diceva l’anziana donna, la sposina rispondeva:”Porto la pace“, e la suocera replicava:”La pace ce porti e la pace c’artrovi!”
A quel punto esplodeva la gioia, iniziavano i festeggiamenti, la nuova arrivata veniva accompagnata a visitare la sua futura casa per pijà possesso.
Iniziava così il vero e proprio ricevimento, che spesso si protraeva fino a notte inoltrata, con canti, balli e versi declamati da “lu poeta”. Alla fine dei festeggiamenti tutti gli ospiti portavano con sé una ciambella nuziale avuta come ricordo (l’antenata delle attuali bomboniere) in cambio di una offerta in denaro.
Purtroppo molte delle tradizioni popolari sono andate perse, per lasciare il posto ad usanze più “moderne” che accomunano i matrimoni in tutte le regioni italiane!
Spero di non aver tralasciato nulla e invito, come sempre, voi a segnalare eventuali tradizioni non menzionate, o a postarne di nuove per tutte le altre regioni!: sarò ben lieta di leggerle e, soprattutto, di approfondirle nei prossimi articoli!
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