La dipendenza affettiva è una forma patologica di amore caratterizzata da una costante assenza di reciprocità all’interno della relazione di coppia, in cui uno dei due (nel 99% dei casi la donna) riveste il ruolo di donatore d’amore a senso unico e vede nel legame con l’altro, spesso problematico e sfuggente, l’unica ragione della propria esistenza.
Caratteristica della dipendenza affettiva è la difficoltà a riconoscere i propri bisogni e la tendenza a subordinarli ai bisogni dell’altro. Amare diventa spesso una forma di sofferenza tanto che il benessere emotivo, a volte anche la salute e la sicurezza, vengono messi a repentaglio per il benessere dell’altro.
Troppa energia vitale è impiegata nell’amare o nel ricevere amore e approvazione, poca ne rimane per prendersi cura di sé, creare degli spazi per la propria crescita personale perché richiedono attenzione ed energia vitale sempre e soltanto i problemi del partner.
Come si riconoscono i dipendenti affettivi?
Gli individui affetti da dipendenza affettiva vedono nell’altro la fonte di ogni benessere e cercano di preservare il rapporto “sentimentale” a tutti i costi fino ad assumere un atteggiamento di assoluta dedizione affinchè i bisogni e desideri dell’altro vengano soddisfatti. Sono convinti che per essere amati debbano essere sempre diligenti, amabili e sacrificarsi per l’altro per poter ricevere il suo amore. Anche quando questo vuol dire farsi male. La persona vive costantemente nell’ansia di poter perdere la persona amata, evento considerato insopportabile e inconciliabile con il proseguo della propria vita.
Un’altra caratteristica che accomuna tutti i dipendenti da amore è la paura di cambiare: pieni di timore per ogni cambiamento, essi soffocano ogni desiderio e ogni interesse poiché potrebbe mettere a rischio il rapporto e, considerando che il rischio è rappresentato dall’abbandono, rinunciano ad ogni interesse di crescita personale (spesso anche professionale) sacrificandosi per il bene dell’altro.
La stagnazione del rapporto però, spesso sortisce gli effetti opposti di quelli sperati poiché l’amore per definizione è un processo dinamico che si nutre dei cambiamenti e della crescita personale.
Da cosa si originano tali atteggiamenti dipendenti?
La dipendenza affettiva affonda le sue radici nell’infanzia, quando i bisogni d’amore, affetto ed accudimento invece di essere assecondati vengono trascurati.
Spesso sono bambini che sono dovuti crescere troppo in fretta e hanno dovuto prendersi cura dei propri genitori, imparando così che l’unico modo per ottenere amore è quello di sacrificarsi per l’altro. Ciò che comunque accomuna l’infanzia di chi soffre di dipendenza affettiva è una situazione di carenza affettiva che da adulti si cerca di colmare e compensare con atteggiamenti iperprotettivi e controllanti nei confronti del partner.
Cosa fare per “guarire”?
Proprio come per le dipendenze da sostanza (droga, alcol ecc.), il soggetto non può rinunciare, pena “la crisi di astinenza”, all’oggetto amato ma anzi, con il passare del tempo, richiede “dosi” di presenza o vicinanza sempre maggiori.
Cosa fare :
- Il primo passo verso il superamento del problema è riconoscere di avere un problema.
- Cercare l’aiuto di un valido psicoterapeuta.
- Considerare la propria salute e il proprio benessere una priorità su tutto il resto.
Prendere un appuntamento con uno psicologo e sentire il suo parere, può essere illuminante per comprendere tante verità nascoste da un’apparente difficoltà a interrompere un rapporto difficile o impossibile.
“Quando giustifichiamo i suoi malumori, il suo cattivo carattere, la sua indifferenza, pensando che se noi saremo abbastanza attraenti e affettuosi lui vorrà cambiare per amor nostro, stiamo amando troppo.
Quando la relazione con lui mette a repentaglio il nostro benessere emotivo, e forse anche la nostra salute e la nostra sicurezza, stiamo decisamente amando troppo”
(Robin Norwood).
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