Quante volte ci è stato detto “Non accettare caramelle dagli sconosciuti”, anche per scherzare, ad indicare che non dobbiamo fidarci degli sconosciuti e soprattutto per metterci in guardia da chi, sconosciuto, vuole offrirci qualcosa.
“…e intanto sta cadendo neve rossa e l’asfalto specchio è
mentre qualcuno senza dirmi niente ha trasformato quella donna in un bignè
e com’è che adesso api giganti stanno in cielo a bersi un thé
e che su quell’auto al volante un limone c’è
tutto aspettando candyman con il suo sogno organizzato
ma candyman si sa va pagato
sono l’uomo delle caramelle vendo stelle
e non c’è niente da capire c’è solo un sogno da comprare giusto o sbagliato
è l’affare sono l’uomo delle caramelle
vendo stelle
vendo stelle
vendo stelle…”
(Gianluca Grignani “Candyman”)
Lo stesso Grignaniin questa canzone fa riferimento agli effetti allucinogeni della “famosa” pasticca: la MDMA.
La MDMA (3,4 metilenediossimetanfetamina e nota a tutti come Ecstasy, chiamata anche MD, XTC, E, ADAM) è una sostanza psicoattiva, cioè in grado di provocare effetti allucinogeni e stimolanti.
L’ecstasy viene quasi sempre assunta sotto forma di compresse o capsule; occasionalmente viene sniffata, fumata o iniettata. E’ una sostanza molto pericolosa perché provoca dipendenza psicologica: entra nella vita delle persone creando un bisogno a cui è molto difficile sottrarsi.
L’ecstasy fu inizialmente prodotta dalla Merck, casa farmaceutica nel 1912, con il nome di “MDMA”, fu usata nel 1953 dall’esercito americano nei test sulla guerra psicologica.
Tra gli anni ’60 e ’70 venne utilizzata per facilitare la psicoterapia e “ridurre le inibizioni” in un piccolo gruppo di persone negli Stati Uniti; nel giro di 10 anni il suo utilizzo divenne popolare in tutto il mondo e raggiunse il culmine nei primi anni ’90, soprattutto come droga “ricreativa”.
Quella che oggi viene chiamata “ecstasy” può contenere un gran miscuglio di sostanze: anfetamine, metanfetamine, eroina, cocaina, LSD, veleno per topi, caffeina.
Questa caratteristica della sostanza è anche ciò che la rende in assoluto una tra le droghe più pericolose: se la si assume una volta e non si hanno effetti negativi, si tende a pensare che la volta successiva si vivrà la stessa esperienza; così si è spesso portati ad assumerne una dose maggiore, senza considerare che la volta seguente gli “ingredienti” e la loro concentrazione potrebbero essere molto diversi dalla prima… con il rischio che ciò sia fatale.
Perché viene assunta?
Questa sostanza provoca effetti molto piacevoli che emergono fino ad un’ora dopo dalla sua assunzione e durano dalle 4 alle 6 ore: sensazioni empatiche, senso di benessere, riduzione dell’ansietà.
La più frequente assunzione durante le serate in discoteca, ai concerti ed alle feste in generale è dettata dalla possibilità che offre di ballare e mantenere un’attenzione attiva per lunghi periodi di tempo.
Quali sono gli effetti collaterali?
Gli effetti più frequenti sono: confusione, convulsioni, irrequietezza, iperattività, perdita di controllo, secchezza alle fauci, alterazione dei processi logico-razionali, alterazione della percezione, diarrea e nausea, spasmi e contrazioni muscolari involontarie.
Nei casi di intossicazioni gravi si riscontrano invece: collasso, tachicardia, coagulopatie, convulsioni, agitazione psicomotoria, emorragie cerebrali, insufficienza renale e morte entro le 24 ore.
Ma non è solo un utilizzo frequente a provocare danni fisici, anche solo pochi episodi di assunzione possono però portare a scompensi nelle funzioni cerebrali e a sintomi psicotici, spesso permanenti.
Come prevenirne l’utilizzo?
Esistono tantissime campagne informative per far conoscere ai giovani gli effetti e la pericolosità dell’ecstasy e di tante altre droghe.
Ma lo strumento più diretto e incisivo è rappresentato sempre dalle testimonianze: esperienze di chi è stato ad un passo dalla morte, come quella di Giorgia Benusiglio, una ragazza di 29 anni di Milano che 12 anni fa è entrata in coma dopo aver assunto la una pasticca di ecstasy, che racconta:
“Non sentirete mai uscire dalla mia bocca le parole “non farti”. Credo infatti, che ognuno sia libero di provare tutto quello che vuole. Quello che vi chiedo è semplice: quando sarete di fronte alla possibilità di usare qualsiasi droga, pensate a questa mattina, pensate a quest’incontro e pensate a me: alla mia adolescenza rovinata, al veleno per topi che hanno trovato nel mio sangue dopo aver fatto gli esami tossicologici. Pensate alle 17 operazioni che ho subito per il trapianto di fegato, all’enorme cicatrice che porto sulla pancia. Pensate all’eterno senso di colpa che porto dentro nei confronti dei miei genitori e pensate al fatto che sono viva solo grazie alla morte di un’altra persona. Vale veramente la pena rovinarsi la vita, per qualche istante di felicità sintetica?“
Ho scritto questo articolo con l’aiuto della Dott.ssa Luisa Gammarota
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