Quotidianamente ognuno di noi è sottoposto al confronto con altre persone ed è naturale che sia sottoposto anche al loro giudizio, implicitamente o meno ed in particolare alle loro critiche. Nella parola “critica” sono compresi diversi fattori quali la conoscenza della persona in questione, l’affidarsi al proprio istinto, la valutazione di determinati parametri comportamentali, ecc.
Si è sempre discusso in merito al valore della critica che però assume una connotazione positiva solo se si tratta di una critica costruttiva, volta cioè non a demolire le certezze personali, ma a mettere in evidenza, in maniera discreta e mai brusca, comportamenti o atteggiamenti mentali che andrebbero rivisti.
Le critiche distruttive sono invece attestati di disistima ed hanno dunque il potere di “inquinare” la nostra esistenza, soprattutto se non siamo dotati di una forte personalità o ci troviamo a vivere un periodo di particolare fragilità. E’ innegabile che una critica ferisce di più laddove siamo più vulnerabili e siamo proprio noi talvolta che le apriamo un varco, sentendoci più del dovuto “sotto accusa”.
Una persona dotata di giusta autoconsapevolezza, di un’adeguata dose di autostima e self control difficilmente si lascia influenzare dalle critiche altrui, spesso alimentate da invidie e gelosie. D’altro canto è vero anche che questi giudizi continui impediscono una visione serena della realtà portandoci non di rado a condividere in ultima analisi le critiche che ci sono state mosse.
Il primo traguardo da prefiggersi al fine di non lasciarci intaccare più di tanto è quello di riuscire a capire quanto di vero ci sia nelle critiche. Solo così potremo osservare il nostro “detrattore” con uno sguardo diverso, riuscendo a metterne in luce i limiti. Se allora inizialmente quella che ci sembrava la più dura delle critiche ci induceva in uno stato di rabbia e frustrazione, ora saremo proprio noi a scovarci qualcosa di costruttivo come se quel giudizio più che demolire catastroficamente le nostre certezze sia lì a segnalarci la parte di noi “da limare”, qualora vada effettivamente limata.
Dovremmo sforzarci insomma di vedere in chi ci critica non necessariamente il nostro più acerrimo nemico bensì una persona che in fin dei conti è fatta al nostro stesso modo: aiuteremo così il nostro cervello a non sentire come estranei ed antitetici noi stessi e gli altri. Questa attivazione psicologico-comportamentale, supportata da una discreta dose di ironia e autoironia che aiutano a sdrammatizzare e a sdrammatizzarci, darà vita ad un punto di vista della realtà di certo più chiaro, facendo strada ad un pensiero costruttivo e non distruttivo.
Lisa Besutti
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