Fonte immagine: www.giuristiediritto.it
Da quando sono uscite serie come NCIS e C.S.I. il pubblico ha dimostrato subito di apprezzare le vicende di Grissom e della Willows tanto da rimanere fedele a quest’ultima serie anche nei diversi spin-off a Miami, Las Vegas e New York.
Chi di noi si è appassionato ai casi di DiNozzo e McGee, ha seguito con interesse nelle stanze di medicina legale il Dott. Mallard ed ha imparato a conoscere figure come Abby Sciuto?
Sono certa che le mani alzate sarebbero tantissime!
Ormai quindi siamo diventati tutti provetti criminologi e agenti del crimine ma quanto possiamo essere sicuri di conoscere i significati di tutti i termini maggiormente utilizzati nel campo?!
E allora facciamo una prova… prima ancora di leggere la risposta, provate ad anticipare la definizione delle seguenti voci:
– Scena del crimine: è il teatro del fatto riprovevole oggetto d’indagine. Contiene al suo interno scene macroscopiche (posizione del corpo, luogo di ritrovamento, ferite) e scene microscopiche (tracce sul cadavere, residui di sparo). Possono essere distinte; le scene del crimine primarie cioè dove è avvenuto il fatto; le scene secondarie legate, per esempio, alle decisioni successive prese dall’assassino per l’occultamento del cadavere o dell’arma utilizzata; scene outdoor, avvenute all’aperto e scene indoor avvenute al chiuso.
– “Five W and one H”: è un’espressione americana che simboleggia le 6 domande fondamentali che un buon criminologo deve porsi analizzando un caso ed alle quali deve necessariamente dare risposta per fare giustizia e cioè “when, where, what, who, why and how”, letteralmente quando, dove, cosa, chi, perchè e come;
– Prove: secondo il codice di procedura penale (art. 187 https://it.wikipedia.org/wiki/Prova_(ordinamento_penale_italiano) sono i fatti che su cui possono basarsi l’imputazione, la punibilità, la pena e la misura di sicurezza. Possono essere “personali” come le testimonianze, “fisiche“, “biologiche” e “tracce eterogenee” come per esempio le impronte digitali o gli esami di laboratorio;
– “Protect and preserve”: è il principio su cui si basa l’operato dei primi esperti che arrivano sulla scena del crimine. Devono infatti “proteggere e preservare” l’ambiente per evitare qualsiasi modificazione o alterazione che inquini possibili tracce;
– PMI – post mortem interval: il periodo calcolato tra la morte ed il momento del ritrovamento del cadavere. Dare una risposta precisa è compito del medico legale ma più tardi viene scoperto un delitto, meno certo può essere il calcolo;
– Frigor mortis: è il raffreddamento progressivo del corpo, calcolato in base alla temperatura ambientale. Si perde calore alla velocità di un grado all’ora;
– Livor mortis: cioè la presenza di ristagno di sangue che per la legge di gravità si deposita nelle parti declivi del corpo, a contatto con il suolo. Il sangue, raggiunta la pelle, prende la forma di macchie dal rosso al rosa, marrone, viola o nero che indicano quindi la posizione del cadavere. Dopo circa 6 ore dalla morte, il livor si fissa (prima cambia in base alla posizione) e dopo 12 ore diventa stabile;
– Rigor mortis: è la rigidità tipica dei corpi senza vita, dovuta alla contrazione dei muscoli ad effetto delle modificazioni chimiche che avvengono con la morte. Il suo inizio è calcolato tra la 1° a la 3° ora dopo il decesso ma può essere influenzato da variabili altre come la temperatura corporea del defunto e la temperatura dell’ambiente. In 12 ore si estende in tutto il corpo e si risolve 24 o 36 ore dopo;
– Saponificazione: è una modalità di trasformazione di un corpo senza vita che si presenta nelle situazioni in cui è immerso in acqua, coperto da plastica o da altri materiali che trattengono l’umidità. Il termine deriva dalla caratteristica sembianza biancastra e cretacea che assume la cute;
– Mummificazione: è la modificazione del cadavere in un ambiente secco e ventilato che lo porta ad assomigliare ad una Mummia;
– Botanica forense: è quella branca che permette di studiare rami, radici, foglie o semi rinvenuti accanto alla vittima, che possono dare indicazioni sulla stagione del delitto;
– Entomologia forense: è la branca della zoologia che studia gli insetti che possono essere a contatto con il corpo e che quindi aiutano a comprendere tempi, modi e luogo in cui è avvenuto il reato
– Antropologia forense: studia il responsabile del crimine o la vittima dal punto di vista delle sue caratteristiche biologiche e psicologiche per ottenere l’interpretazione delle sue azioni o elementi riguardanti la sua morte. Si basa su altre scienze quali l’anatomia, la psicologia, la fisiologia….
– Tanatologia: la scienza che analizza tutti quei fenomeni (degenerativi e morfologici) che si riscontrano durante e dopo la morte;
– Odontologia forense: si basa sull’utilizzo dei denti e del loro calco al fine di ottenere l’identificazione del cadavere
– Balistica: è la scienza che analizza i movimenti e la traiettoria dei proiettili sia all’interno dell’arma, all’esterno (la somma dell’impulso, dell’aria e della forza di gravità) ma anche nel bersaglio;
– Vittimologia: è lo studio di tutti gli aspetti legati alla vittima come la sua storia, lo stile di vita, la personalità, il rapporto vittima-aggressore o vittima-società….
– Tossicologia: la scienza che studia i veleni, cioè una sostanza in grado di cambiare le proprietà naturali di qualsiasi cosa entri in contatto con lei;
– Armi: si possono distinguere le armi bianche: tutti quegli oggetti che possono ferire attraverso punte, forme contundenti o lame; da lancio (arco, fionda, balestra), da fuoco (pistole, bombe, cannoni), non letali (utilizzate per bloccare le grandi masse), esplosive, di distruzione di massa, improprie (non costruite con scopi violenti ma utilizzate per questo), difensive (scudo, corazza);
– Calibro: il calibro di un’arma è il calcolo della misura del diametro interno della canna;
– Guanto di paraffina: è una tecnica utile per assorbire tutte le sostanze presenti sulla superficie della pelle. E’ un calco ottenuto versando la paraffina liquida (a 50°C) sulla mano e che può quindi svelare se l’individuo ha residui di polvere da sparo, cioè se ha usato una pistola;
– Raptus: è una manifestazione comportamentale dovuta ad una scarica improvvisa a livello emotivo e affettivo. E’ una turba episodica e momentanea che spinge il soggetto a compiere gesti o azioni violente in modo repentino e che risulta fuori dal suo controllo. Può essere causato da una situazione di conflitto, di necessità, d’istinto, di delirio o allucinazione.
– Assassino compulsivo (Spree killer): uccide per compulsione, senza conoscere le vittime e commettendo diversi errori che lo porteranno poi ad essere arrestato;
– Mass murderer: è l’assassino delle masse, quattro o più persone nello stesso luogo e nello stesso momento;
– Serial killer: è l’autore di omicidi di almeno 2 soggetti, avvenuti in luoghi diversi e separati da un intervallo di tempo (cooling off time). La furia omicida può essere casuale oppure è il prodotto di una scelta accurata. Nell’autore si evidenzia una palese volontà di uccidere attraverso azioni ripetute nel tempo. Possono essere considerati seriali anche gli appartenenti a criminalità organizzate, i terroristi ed i soldati quando subentra il piacere personale nel farlo.
La criminologia è una scienza interessantissima e affascinante e troppo ci sarebbe ancora da scrivere!
Voi? Avete delle preferenze in merito?
Consiglio a chi volesse approfondire, la lettura di:
– Lucarelli C, Picozzi M., Scena del crimine, Mondadori, 2005;
– Picozzi M., Zappalà A., Criminal profiling, ; McGraw-Hill 2001;
– Lucarelli C., Picozzi M., Tracce criminali. Storie di omicidi perfetti, Mondadori, 2007.
Fatemi sapere che ne pensate scrivendomi a: psicologia@tentazionedonna.it
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